L’UMANITA’ E’ FALLITA, E NON DA OGGI. L’ETICA E IL DIRITTO INTERNAZIONALI SONO MORTI IN RWANDA NEL 1994

aprile 6th, 2009

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Capire e fare capire cosa è accaduto nel 1994 in Rwanda è fondamentale per comprendere  l’attuale emergenza dell’etica e della giustizia a livello globale, e tentare di cambiare noi stessi ed il mondo in cui viviamo.

Dopo la caduta del muro di Berlino, questo mondo ha conosciuto anni di miope, crescente baldoria, di politiche economiche cannibalesche, di legge del più forte, di disprezzo della persona umana e dell’ambiente in nome del mercato, di erosione della democrazia e dello stato di diritto in nome degli affari, di conflitti d’interesse di ogni tipo, di saccheggio globale e speculazioni senza scrupoli e senza sanzione ai danni dei più deboli.

Il risultato, oggi, è una crisi finanziaria globale che colpisce non solo i poverissimi, ma anche una classe media di sudditi consumatori, lobotomizzati da anni di spot pubblicitari televisivi, ed ora in preda ad un panico senza precedenti.  Alcune cose sono sfuggite a questo pubblico passivo, che non ha capito come mai la sua stessa società è in preda ad un progressivo sgretolamento.  Tra queste cose, la più grave è il genocidio che ebbe luogo in Ruanda nel 1994. Chi sa cosa é successo in Ruanda nel 1994, cosa sta succedendo in Africa oggi? In che modo l’Africa e quello che vi succede tocca noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case?

La fine della guerra fredda ha portato cambiamenti anche in Africa. In quel continente, le cui tragedie guardiamo annoiati alla televisione, gli anni novanta hanno segnato l’era del cambiamento affinchè nulla cambi. Con la fine della minaccia comunista, gli antichi padroni neo-coloniali chiesero ai tradizionali alleati di legittimare sè stessi.

Il pluralismo democratico venne di moda, ed in cambio di fondi, i potenti locali dovettero aggiustarsi, salvare almeno le apparenze. Una nuova lotta per il potere cominciò allora in molti paesi privi di qualsiasi tradizione democratica, figliastri eredi del colonialismo razzista che aveva irrimediabilmente alterato le società e le strutture politiche autoctone, introdotto divisioni e razzismi, imposto soprusi, violenze, e ogni tipo di sopraffazzione nei confronti degli aborigeni.

Ma ormai, democrazia doveva essere. Se essa in molti paesi si tradusse nell’instaurazione di repubbliche delle banane che sopravvivono grazie a nuovi equilibri neo-coloniali, in Ruanda lo sconvolgimento delle menti causato dal colonialista belga e dalla sua chiesa straniera generò un mostro diverso, una democrazia su base etnica. E 30 anni dopo, il genocidio della minoranza Tutsi fu pianificato, organizzato e commesso dal governo Hutu democraticamente eletto e da un grande numero di suoi elettori… mentre le Nazioni Unite, e i paesi democratici, lasciavano fare. Quindici anni dopo, cosa rappresenta il genocidio dei Tutsi oggi e per noi tutti, a qualunque nazione noi apparteniamo?

Il genocidio dei Tutsi segna la fine dell’etica e del diritto internazionali. E’ la prova che un governo può sterminare nella più orribile delle maniere e sotto gli occhi del mondo un milione di persone in cento giorni, una media di 10.000 al giorno, 416 all’ora, 7 al minuto, per cento giorni, e che nessuno interverrà. E ciò malgrado la ratifica pressochè universale della Convenzione del 1948 contro il genocidio,  traduzione in diritto internazionale del principio etico fondamentale universale della proibizione del genocidio, il “mai più” succeduto alla presa di coscienza del genocidio degli ebrei, degli zingari e degli omosessuali.

Nel 1994, l’etica ed il diritto internazionali sono morti in Ruanda, massacrati, stuprati, torturati, buttati in una latrina, in un fiume, in un buco, un milione di volte.. Allo stesso tempo l’etica ed il diritto internazionali morivano anche in Bosnia, e nei Balkani in generale. Una guerra che ci vedevamo ogni giorno in TV, seduti a tavola.  

Poi venne l’11 settembre. Poi l’Afghanistan multilaterale, una guerra perduta che destabilizza tutta la regione a cominciare dal Pakistan, potenza nucleare. Ma questo non era abbastanza, e venne l’Irak, una guerra d’aggressione e di saccheggio decisa al di fuori da ogni quadro multilaterale, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mentre si trascinano gli scandali infiniti della DRC e del Sudan – il diavolo del genocidio sempre in azione.

Nel frattempo, in molti paesi, era in corso anche l’erosione del diritto interno, a cominciare dalla costituzione. Dalla “banalità del male” alla “bananizzazione del mondo”, e viceversa, il passo è breve… come paesi come gli USA fino ad Obama, o come il nostro, insegnano. Nel 1994, Clinton proibì alla sua amministrazione di pronunciare la parola “genocidio” per evitare che lo jus cogens della Convenzione contro il genocidio costringesse gli USA a intervenire. Dieci anni dopo circa, Bush jr., quello che predicava le guerre d’intervento preventivo, che autorizzava la tortura a Guantanamo, e sotto il quale è franato il sistema finanziario mondiale, parlò di “genocidio” in Sudan, ma gli USA questa volta non intervennero. Non c’era più alcuno jus cogens da temere.

Intanto le emergenze si moltiplicavano. L’ambiente, la sua distruzione progressiva. Le grandi emergenze demografiche globali – senza una presa di coscienza del mondo politico. L’affarismo cinico globale imposto dalla televisione cannibale mondiale continuava con i suoi milioni di vittime. Poi venne la crisi finanziaria mondiale. Ma davvero, in un sistema dove si può uccidere tanta gente, ci stupiamo che la gente rubi senza freni?

Ma ora i soldi non ci sono più. Allora in tutto il mondo si è gridato all’etica. Obama, pensiamo e speriamo, è qui per riportare l’etica nella società globale. E non c’è etica senza giustizia.  

E non ci può essere giustizia se 15 anni dopo ancora la gente non ha capito cosa è successo in Ruanda.

 

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