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Bene-Rwanda, che in lingua Kinyarwanda significa “figli del Rwanda”, è un’associazione no profit fondata e diretta da cittadini rwandesi che risiedono e lavorano da anni in Italia; questa caratteristica rende l’attività della Onlus del tutto originale e garantisce una piena credibilità nell’approccio agli argomenti che deriva dalla conoscenza diretta dei problemi e della storia del paese africano.

I principali obiettivi della Onlus sono quelli di conservare e valorizzare la memoria del genocidio del 1994 e di promuovere gli strumenti per riconoscere la “cultura del genocidio” nella sua genesi. Di conseguenza le attività dell’associazione sono basate sulla valorizzazione di aspetti culturali e umanitari: la divulgazione di un’informazione aggiornata e di qualità sugli avvenimenti del passato e del presente rwandese e la difesa dei diritti umani rappresentano i principali strumenti di cui intende avvalersi il gruppo di lavoro Bene-Rwanda.

La nostra filosofia si basa sulla convinzione che la condanna dei “colpevoli” non sia l’unico modo per ottenere giustizia; il nostro impegno è quello di portare sul banco degli imputati la genesi di un sistema capace di produrre un milione di morti in soli tre mesi. Attraverso lo studio e l’analisi di quella “cultura del genocidio”, che maturò in Rwanda attraverso molti anni, intendiamo riconoscere all’uomo le sue capacità critiche e dotarlo degli strumenti per riconoscere i segnali premonitori di imminenti tragedie umanitarie.

Date queste premesse la Onlus intende sviluppare le proprie attività nei maggiori luoghi istituzionali, nelle università e nelle scuole; la collaborazione con figure di alto profilo politico e culturale nel panorama dell’impegno internazionale a favore dell’Africa rappresenta un valore aggiunto su cui l’associazione può contare. La Onlus Bene-Rwanda è impegnata a far sentire la sua voce in tutti i più significativi contesti in cui si parli di Africa, di politica internazionale, di eredità post-coloniale e difesa dei diritti umani.

La storia

Nell’estate del 1994, mentre l’attenzione mediatica internazionale era concentrata sui mondiali di calcio negli Stati Uniti, in Rwanda si consumava una delle più grandi tragedie della storia moderna: nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 19 luglio 1994, un milione di cittadini appartenenti all’etnia minoritaria Tutsi veniva trucidata dagli estremisti Interahamwe appartenenti alla maggioranza Hutu. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale che ignorò le invocazioni d’aiuto del Generale Romeo Dallaire, comandante della missione di pace dell’Onu. La maggior parte degli organi d’informazione preferì riferire di un semplice “scontro tribale tra selvaggi”. Ma la realtà era un’altra, intricata e profonda, e aveva a che vedere principalmente con la complessità dell’eredità post-coloniale.
Il ‘94 rwandese non ha rappresentato che la logica conclusione di un lungo percorso che non poteva non condurre, considerate le premesse, ad una catastrofe politica ed umanitaria. Già nel 1959, nel ‘63, nel ’73, nel ’90 e nel ’92 la popolazione Tutsi era stata vittima di persecuzioni e massacri organizzati da regimi che forzarono successivamente una gran parte della popolazione all’esilio. L’evidente mancanza di un’attenzione internazionale ha giustificato la totale disinibizione dei leader Hutu che hanno potuto perseguire i loro piani di sterminio, vere e proprie prove generali di una catastrofe annunciata.
E’ per riconoscere tali premesse e per mettere in guardia l’opinione pubblica internazionale sul possibile ripetersi di simili episodi che l’associazione Bene-Rwanda intende opporsi sistematicamente alla “cultura del genocidio” nella convinzione che i drammatici eventi rwandesi non possano essere definiti né frutto di un incidente né tanto meno possano essere considerati imprevedibili. Al contrario il recupero metodico della memoria del genocidio del ‘94 chiarirà tutte quelle condizioni storiche che hanno portato ad un epilogo tragico e rappresenterà un avvertimento per le presenti e future generazioni. Indagare le cause scatenanti di una sanguinosa guerra civile, i sistemi di occultamento, il ruolo dei media e delle organizzazioni internazionali governative e non, servirà a comprendere, attraverso il caso del Rwanda, la genesi di un meccanismo che rischia di ripetersi nel continente africano e nel mondo.
Il genocidio dei Tutsi rwandesi costituisce un evento di primaria rilevanza nel panorama storico del Novecento. Purtroppo però, il silenzio, l’abbandono dei sopravvissuti e persino il negazionismo continuano tuttora. La dimenticanza e la cancellazione degli eventi sono il primo passo verso il formarsi dell’incoscienza civile che pone a rischio le generazioni future di ogni società.
Nel ‘94 i segnali precursori erano evidenti a tutti coloro che avevano avuto l’opportunità di conoscere e studiare la genesi di una “cultura del genocidio” nella storia. Il processo di disumanizzazione del nemico è il primo sintomo di una tragedia a venire: i “topi ebrei” di allora [A. Spiegelman] erano divenuti gli “scarafaggi Tutsi” (inyenzi in kinyarwanda, la lingua rwandese). L’urgenza e l’attualità dell’approfondimento di un dibattito sulla “cultura del genocidio” da un punto di vista storico e culturale è dimostrata dai crudeli fatti che continuano a insanguinare l’Africa in questo stesso momento.
Per contrastare la formazione e il radicamento di qualsiasi “cultura del genocidio”, l’associazione Bene-Rwanda si propone di fondare un centro della memoria, Centro Memoria 1994, ove raccogliere tutti i documenti più importanti sulla tragedia dei Tutsi rwandesi, lavorare sulla traduzione delle pubblicazioni pertinenti ed infine promuovere iniziative culturali, dibattiti e workshop. L’obiettivo del presente progetto e della Onlus Bene-Rwanda che lo promuove è quello di mettere a disposizione gli strumenti per riconoscere la “cultura del genocidio” nella sua genesi. Il nostro scopo non è dunque la semplice condanna dell’uomo ma la messa in stato di accusa di un intero sistema capace di produrre, nell’arco di circa 100 giorni, una delle più grandi stragi della storia dell’umanità. Isolare e studiare questo sistema è da considerarsi un aspetto prioritario del progetto nella convinzione che tale operazione possa servire a non dimenticare la tragedia del Rwanda e a permettere di riconoscere i segnali premonitori di imminenti catastrofi umanitarie a livello planetario.

Attività

Uno dei principali progetti della Onlus è la fondazione del Centro Memoria 1994 dove verrà costituito un Centro Studi del genocidio dei Tutsi rwandesi del ’94. La conservazione e la valorizzazione della memoria del genocidio del ’94 avverrà soprattutto attraverso la produzione e la divulgazione di materiali scritti e audio-visivi, la promozione di iniziative culturali, dibattiti, tavole rotonde. All’interno della struttura in cui verrà ospitato il Centro Studi, saranno costituiti un database con informazioni sulle tragedie umanitarie internazionali, una libreria dei testi e delle riviste più significative in materia e un ufficio stampa per la diffusione delle notizie. Il Centro Studi promuoverà delle attività editoriali scegliendo e curando la traduzione dei libri fondamentali sul genocidio del ‘94.

Fra le attività di primaria importanza per la Onlus annoveriamo la partecipazione dei nostri rappresentanti alle attività educative in scuole e università. Le testimonianze dirette dei sopravvissuti e dei profughi sono a disposizione di professori e studenti affinché si conservi la memoria della primavera rwandese del 1994. La Onlus Bene-Rwanda è presente in scuole superiori in tutto il territorio nazionale con programmi che illustrano agli studenti la storia del genocidio rwandese e che portano nelle aule i testimoni di quei tragici avvenimenti. Ma se la sensibilizzazione dei giovani e degli addetti ai lavori è un aspetto importante del nostro lavoro altrettanto lo è la collaborazione con quanti intenderanno conoscere sempre più a fondo la storia recente del Rwanda. A tale scopo la Onlus accoglie studenti e intende sviluppare programmi per il reperimento di borse di studio per ricerche e tesi di laurea sul genocidio rwandese e organizzazione di scambi interculturali.

Bene-Rwanda Onlus si occupa dell’organizzazione di eventi relativi alla memoria del 1994:

La Onlus Bene-Rwanda, benché operativa appena da novembre 2006, ha già al suo attivo molte importanti collaborazioni documentate nel sito. Bene Rwanda ha lavorato e continua a lavrorare con importanti personalità che si occupano della storia e dell’attualità del Rwanda tra cui: Flavia Lattanzi già giudice del Tribunale Penale Internazionale (ONU) per i crimini del Rwanda (Arusha, Tanzania), Yolande Mukagasana, sopravvissuta del genocidio, autrice del libro La morte non mi ha voluta, premiata con la “Menzione Onorevole” Unesco per l’educazione alla Pace, Jean-Pierre Ruhigisha, sociologo e presidente della Comunità rwandese di Roma, dott.sa Françoise Kankindi, presidente della Onlus Bene-Rwanda, il Console onorario del Rwanda in Italia dott. Francesco Alicicco, il Consigliere Delegato per la Memoria Storica del Comune di Roma, professor Sandro Portelli, Daniele Scaglione autore di “Istruzioni per un genocidio”, Daniele Mastrogiacomo, giornalista di Repubblica, Lala Mastrogiacomo, operatrice della Cooperazione internazionale, Federico Marchini, giornalista. 

Gli eventi della Onlus sono stati ampiamente ripresi da stampa (Repubblica, Trovaroma, Corriere della Sera, Il Manifesto, Metropoli tra gli altri) e radio (Gr Rai, Pianeta dimenticato Rai, Radio Città Futura, Radio Popolare, Radio Radicale tra gli altri) e da innumerevoli siti di informazione via web.