Trentennale del Genocidio dei Tutsi in Rwanda: 30 anni fa in Rwanda a oggi

aprile 25th, 2024

In occasione del Trentennale del Genocidio dei Tutsi e degli Hutu moderati in Rwanda, Bene Rwanda Onlus, con il supporto di CGIL e la moderazione di Marco Trovato, Direttore editoriale della rivista Africa, ha organizzato il 12 aprile scorso un evento aperto a tutti gli Istituti Superiori di Roma, in cui sono stati ricordati i tragici avvenimenti di quei circa cento giorni del 1994, dal 7 aprile, in cui furono uccisi un milione di cittadini rwandesi tutsi e hutu moderati.
In apertura i saluti e la presentazione del Segretario della Fillea CGIL Roma e Lazio, Ermira Behri cui sono seguite le testimonianze degli ospiti. Françoise Kankindi, Presidente di Bene Rwanda Onlus, ha ricordato e spiegato gli eventi storici che dal 1959 hanno creato le condizioni per il genocidio del 1994 e la sua storia di rwandese nata in Burundi e immigrata in Italia, che ha dovuto assistere da lontano agli stravolgimenti orribili del suo Paese.
L’evento acquista forza attraverso le preziose testimonianze di Gerard Munyehirwe, sopravvissuto e profugo, giunto ancora bambino in Italia, di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e portavoce, anche grazie ai suoi libri “La morte non mi ha voluta” e ” Le ferite del silenzio”, dell’efferata crudeltà cui ha dovuto assistere e vivere sulla propria pelle e su quella della propria famiglia.
Yolande Mukagasana racconta l’orrore in un perfetto francese, quasi musicale, benché sia la lingua di quella Francia che, attraverso il suo presidente di allora, Francois Mitterrand, condusse una politica favorevole al “nuovo governo” degli Hutu. Tradotta simultaneamente da Francoise Kankindi, Yolande colpisce il cuore, lo strizza come una spugna, perché quelle vite normali, fatte di amore materno e paterno, di legami di amicizia e di buon vicinato, di figli che dovrebbero andare a scuola e giocare, di lavoro, di pasti condivisi, vengono scardinate e annientate, segnate per sempre o interrotte, sgretolando un domani che appare inesistente, neanche più immaginabile.
E là, in quel momento, quando la rabbia e l’odio dovrebbero prendere il sopravvento, Yolande parla di perdono, del bisogno di incontrare e conoscere chi ha commesso quegli atti, chi ha ucciso e distrutto. Il bisogno di sapere e guardare negli occhi l’anima di chi ha trovato il coraggio di cancellare l’umanità dal proprio essere. E’ da là che si ricostruisce, dagli occhi e dalle parole a volte interrotte dall’emozione e dal dolore del ricordo di Yolande, di Gerard, di Francoise, di chi come loro ha avuto la forza e il coraggio di spiegare la Vita, perché ha conosciuto una Morte più profonda di quella che tutti conosciamo.
L’evento ha proseguito con il discorso incisivo e ruvido di Moni Ovadia sulla coscienza e l’autocritica, su quanto assurdo sia stato quel “never again” pronunciato dopo la Shoa, se continuiamo ad assistere ad altri genocidi, ovunque nel Mondo, senza scuotimento interiore, senza intervenire, senza capire che tutto ciò che accade non dipende dagli Altri, ma da Noi, perché ognuno con le proprie scelte e le proprie azioni, può cambiare la vita di qualcun altro e il corso della Storia. La consapevolezza e la coscienza di sé e di ciò che accade rappresenta l’unica vera alternativa all’offuscamento e all’ottundimento della mente, all’ignoranza, all’idea della Diversità e dell’Altro, come entità altra, aliena, nell’antico significato latino di “straniero”.
Joshua Evangelista, Responsabile comunicazione Fondazione Gariwo, prosegue con il suo intervento sui Giusti e l’importanza della memoria del Bene, perché sia sempre la luce che illumina la strada corretta, cosa difficile da percorrere per l’Uomo di tutti i tempi.
L’evento si è concluso con un ultimo intervento, quello di Eric Manzi, Vice Segretario Generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati, che ha affrontato l’argomento lavoro e giustizia sociale.
L’ attualizzazione di un evento avvenuto 30 anni fa, e che si sta ripetendo oggi in Palestina, ha visto la partecipazione attiva degli studenti presenti, preoccupati di comprendere la Storia passata, e non solo quella egocentrica e autoreferenziale europea, per sviluppare una propria coscienza critica e divenire parte attiva nella lotta continua per i diritti dei più deboli, per gli ideali di uguaglianza e libertà , perchè nella vita di tutti può accadere di svegliarsi una mattina, una qualunque, e trovare chi ha stabilito per noi se e come dovremo vivere o morire.
La Storia insegna. O perlomeno dovrebbe. Speriamo. Intanto, oggi, 25 aprile, i palestinesi ammassati a Rafah, sul confine sud di Gaza con l’Egitto, attendono un altro attacco da parte dell’esercito israeliano. La Storia insegna. O almeno dovrebbe. Speriamo.

Vera Raya ya Dunia

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