Davvero la guerra nella Repubblica Democratica del Congo è causata dal Rwanda?

Editoriale di Françoise Kankindi, Presidente di Bene Rwanda

Ultimamente i giornali e le televisioni italiane si sono svegliati e finalmente mettono il naso fuori dal loro mondo (Europa, Stati uniti, Medio Oriente) per raccontare ciò che sta succedendo nella lontana Africa, precisamente la guerra che da trent’anni sta insanguinando il Congo.

Ahimè sta succedendo ciò che ho vissuto nel 94, quando da giovane studentessa universitaria in Italia ho sentito racconti superficiali e sbrigativi sul genocidio dei Tutsi in Rwanda, cosa che mi spronò a cominciare a parlare in prima persona della nostra storia fondando l’associazione Bene Rwanda Onlus (www.benerwanda.org ), scrivendo un libro (Rwanda la cattiva memoria, Infinito ed) e testimoniando in giro per l’Italia e sopratutto nelle scuole.

Sento il dovere, ora così come allora di fornire un punto di vista di chi queste tragedie li ha vissute sulla propria pelle sin dalla nascita da profuga Tutsi senza alcun diritto. Quali sono le radici profonde della guerra nel Nord Kivu tra il movimento M23 contro il proprio governo congolese? Chi sono i ragazzi che compongono questo movimento? Perché hanno dovuto ricorrere alle armi contro il loro proprio paese? Sono Ruandesi o congolesi? Perché la loro storia è così storpiata e raccontata secondo il punto di vista del loro governo che da anni rinega i loro diritti e non li protegge contro i genocidari Hutu che li vogliono sterminare sino ad ingaggiare mercenari occidentali per piegarli a tutti i costi?

Queste sono domande semplici alle quale bisognerebbe sapere dare delle risposte chiare per poter capire cosa sta succedendo ora a Goma, sul confine tra il Rwanda e la Repubblica Democratica del Congo (RDC).

Il Movimento 23 Marzo, M23, è un gruppo armato, attivo nel Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, creato il 6 maggio 2012 da ufficiali delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), entrati in ribellione contro il loro governo congolese. Il movimento del 23 marzo è composto da ex ribelli del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), integrati nell’esercito congolese in seguito all’accordo di pace firmato il 23 marzo 2009 tra il CNDP e Kinshasa, ammutinatasi poi nell’aprile 2012, visto che il governo congolese non rispettava i termini dell’accordo. Il 6 maggio 2012 la ribellione adottò il nome di Movimento 23 Marzo, in riferimento appunto all’accordo di pace.

M23

La maggior parte dei componenti del movimento sono congolesi di origini Tutsi che da sempre abitano nella terra dei loro antenati ruandofoni, annessa al Congo in seguito alla conferenza di Berlino durante la quale le potenze europee coloniali si ripartirono l’Africa tranciando con un righello i confini degli Stati africani, dividendo di fatto i popoli. Questi ragazzi hanno dovuto imbracciare le armi per difendere le loro famiglie dalla violenza genocida degli FDLR, gli Interahamwe ruandesi che nel 94 si sono rifugiati in Congo dopo aver sterminato 1 milione di Tutsi Rwandesi.

Nel 2012, i ribelli dell’M23 hanno conquistato gran parte del Nord Kivu e il 20 novembre 2012 hanno preso il controllo di Goma, che oggi hanno di nuovo occupato. Questo atto di guerra ha innescato una forte mobilitazione della comunità internazionale volta ad evitare un nuovo incendio nella regione. Nel corso di una mediazione che ha riunito i paesi della regione dei Grandi Laghi in Africa, è stato raggiunto un accordo che imponeva il ritiro dell’M23 da Goma, in cambio dell’apertura di negoziati con le autorità congolesi. Il 1° dicembre 2012 i ribelli lasciarono Goma e il 9 dicembre 2012 furono avviati a Kampala i colloqui con il governo della RDC, ma i negoziati non andarono avanti perché le parti in conflitto non riuscirono a raggiungere un accordo.

In tutti questi anni, la Monusco (Missione dell’ONU per la pace in Congo) ha fallito nel disarmare le milizie genocide e il governo congolese ha pensato bene di sfruttarli integrandoli nel suo esercito per combattere gli M23. Il governo ruandese, di fronte a continui attacchi terroristici sul proprio territorio dai genocidari FDLR, ha chiesto fino a perdere il fatto che tali criminali fossero arrestati e processati, ma nessuno ha mai voluto ascoltarlo.

Ad oggi il problema si è incancrenito e sembra in uno stallo totale in quanto il governo congolese non vuole negoziare con il movimento M23 per riportare la pace sul proprio territorio e non fa altro che addossare al Rwanda la sua incapacità di gestire i propri problemi. Oggi rinega l’esistenza di questi figli congolesi e rinvia alla comunità internazionale di risolvere i problemi del suo immenso paese oggi in balia di più di 20 gruppi armati, di mercenari occidentali pagati a suon di soldi del coltan, diamanti e oro delle miniere del Congo al posto di essere usati per sfamare la popolazione stremata.

Come ruandese, mi preme ricordare che dopo 30 anni dal Genocidio dei Tutsi in Rwanda, il mondo non può di nuovo stare a guardare mentre i Tutsi sono di nuovo massacrati per il fatto di essere soltanto ciò che sono in Congo. Che nessuno riesca a fare un semplice parallelismo per comprendere che ciò che sta succedendo oggi nel Nord Kivu ha radicaci profonde nell’aver lasciato scappare in Congo senza disarmare i genocidari ruandesi che tutt’oggi continuano la caccia a chiunque abbia le sembianze di un Tutsi pone una profonda riflessione.

Mi da speranza vedere tanti video in rete nei quali i ragazzi del movimento M23 che mi ricordano molto quelli del Fronte Patriottico Ruandese, vengono accolti dalla popolazione di goma e dei territori che hanno conquistano come liberatori e non carnefici nonostante la propaganda negativa del loro governo congolese, e ciò mi spinge a sperare che anche nella mia amata terra natia un lume di pace forse si sta affacciando.

Add comment gennaio 29th, 2025

INAUGURAZIONE DEL PRIMO GIARDINO DEI GIUSTI DELL’UMANITA’ IN RWANDA

Il 27 luglio 2024 nascerà ufficialmente il Giardino dei Giusti del Ruanda, il primo nell’Africa sub-sahariana. Alla sua inaugurazione parteciperà anche Alice Wairimu Nderitu, Consigliere Speciale delle Nazioni unite per la prevenzione dei genocidi, e i famigliari e i rappresentanti dei Giusti onorati.

Totem Giardino dei Giusti in Rwanda a kamonyi

Il Giardino sarà la memoria viva di quelle donne e quegli uomini che hanno messo a rischio la propria vita per salvare persone durante il genocidio del 1994, esattamente trent’anni fa, proteggendo persone tutsi e hutu moderati dalle violenze perpetrate da criminali appartenenti alla maggioranza hutu. Questi individui, spesso a grande rischio personale, hanno nascosto persone nelle loro case, fornito rifugio e aiuti, e talvolta negoziato con i perpetratori per la vita dei perseguitati.

Il progetto del Giardino dei Giusti in Ruanda è frutto dell’incontro tra la Fondazione GariwoBene Rwanda Onlus e il partner locale SEVOTA (Solidarity for the Development of Widows and Orphans to Promote Self-Sufficiency and Livelihoods).

L’idea della creazione del Giardino ha radici lontane, che risalgono ai primi anni di attività di Fondazione Gariwo, ma che ha preso vita dall’incontro di Gabriele Nissin, presidente di GAriwo con Francoise Kankindi, presidentessa di Bene-Rwanda, e Godelieve Mukasarasi, onorata come Giusta al Giardino di tutto il mondo di Milano nel 2022.

Fondatrice di SEVOTA, Godelieve Mukasarasi è una delle 500 mila donne ruandesi vittima di uno stupro di guerra. Nonostante le minacce l’uccisione di sua figlia e di suo marito, scelse di testimoniare nel processo Akayesu, contribuendo alla prima condanna al mondo per genocidio. SEVOTA riunisce 80 associazioni con oltre 2000 membri e promuove la riconciliazione tra hutu e tutsi. Tra le iniziative in cui è maggiormente impegnata c’è l’assistenza medica per le sopravvissute alla violenza sessuale durante il genocidio.

La scelta di unire attività incentrate sull’educazione alla memoria e le attività quotidiane dI SEVOTA a favore delle vedove, donne stuprate e orfani, crea una stretta connessione tra le storie di coraggio e di rispetto della dignità umana dei Giusti e la forza delle testimonianze delle donne di SEVOTA che durante il processo di Arusha hanno contribuito alle condanne per stupro, considerato una componente della prima condanna per genocidio. Inoltre, la creazione di un Giardino dei Giusti con sede a Sevota riconosce il ruolo fondamentale delle donne ruandesi nell’opera di riconciliazione e costruzione della pace dopo aver testimoniato presso le corti penali internazionali.

Il simbolo del Giardino dei Giusti dell’Umanità di Kamonyi sarà l’”albero rosso” umurinzi, una pianta al centro della cultura ruandese il cui nome significa guardiano della vita.

I primi Giusti onorati al Giardino saranno:

  • Raphael Lemkin. Ebreo polacco, ideatore della definizione di genocidio, ha ricordato al mondo che la prevenzione di tali crimini è responsabilità dell’umanità intera. Ha dedicato tutti i suoi sforzi, contattando personalmente i leader mondiali nelle loro lingue, all’approvazione di una convenzione contro il reato internazionale di genocidio, da lui redatta e approvata il 9 dicembre 1948 dall’Onu.
  • Pierantonio Costa. Imprenditore e console onorario d’Italia in Ruanda, nel 1994 salvò quasi 2.000 persone (di cui 375 bambini) durante il genocidio dei tutsi in Ruanda. Creò false liste di persone “sotto la protezione del Governo italiano” e spese tutto il denaro a disposizione per mettere in salvo chi era in pericolo.
  • Maria Urayeneza. Durante il genocidio dei tutsi, Maria e il marito Silas Habiyambere, parenti del prefetto di Cyangugu, rischiarono la vita per proteggere e salvare molti tutsi, nascondendoli nella loro casa e nei pressi della struttura. Maria inoltre intraprese viaggi pericolosi per accompagnar i fuggitivi, mentre Silas negoziava con i persecutori per liberare le vittime. Tra i sopravvissuti grazie a Maria e Silas c’è lo scrittore e insegnante Jean Paul Habimana.La cerimonia

Il Giardino dei Giusti dell’Umanità a Kamonyi, primo in Ruanda, sarà inaugurato sabato 27 luglio. La cerimonia inizierà alle ore 16 con il discorso di Godelieve Mukasarasi, fondatrice e presidentessa di SEVOTA.

La cerimonia si svolgerà alla presenza delle istituzionali locali e con la partecipazione speciale del Consigliere Speciale ONU per la prevenzione dei genocidi Alice Wairimu Nderitu, in rappresentanza del giurista Raphael Lemkin che ha coniato la parola genocidio.

Parteciperanno i familiari di Pierantonio Costa e la Giusta onorata Maria Urayaneza. Sarà presente anche Jean Paul Habimana, scrittore, insegnante e sopravvissuto al genocidio proprio grazie al coraggio di Maria e della sua famiglia.

La Fondazione Gariwo sarà rappresentata da Benedetta Macripò mentre Francoise Kankindi parteciperà per Bene Rwanda.

Le attività di educazione alla pace legate alla creazione del Giardino dei Giusti si svolgeranno con la collaborazione delle istituzioni nazionali come il Ministero dell’Unità Nazionale e Civic Engagement (MINUBUMWE) e collaborazioni con altri partner come AEGIS Trust Ruanda, per prevenire una cultura di odio.

Add comment luglio 26th, 2024

Trentennale del Genocidio dei Tutsi in Rwanda: 30 anni fa in Rwanda a oggi

In occasione del Trentennale del Genocidio dei Tutsi e degli Hutu moderati in Rwanda, Bene Rwanda Onlus, con il supporto di CGIL e la moderazione di Marco Trovato, Direttore editoriale della rivista Africa, ha organizzato il 12 aprile scorso un evento aperto a tutti gli Istituti Superiori di Roma, in cui sono stati ricordati i tragici avvenimenti di quei circa cento giorni del 1994, dal 7 aprile, in cui furono uccisi un milione di cittadini rwandesi tutsi e hutu moderati.
In apertura i saluti e la presentazione del Segretario della Fillea CGIL Roma e Lazio, Ermira Behri cui sono seguite le testimonianze degli ospiti. Françoise Kankindi, Presidente di Bene Rwanda Onlus, ha ricordato e spiegato gli eventi storici che dal 1959 hanno creato le condizioni per il genocidio del 1994 e la sua storia di rwandese nata in Burundi e immigrata in Italia, che ha dovuto assistere da lontano agli stravolgimenti orribili del suo Paese.
L’evento acquista forza attraverso le preziose testimonianze di Gerard Munyehirwe, sopravvissuto e profugo, giunto ancora bambino in Italia, di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e portavoce, anche grazie ai suoi libri “La morte non mi ha voluta” e ” Le ferite del silenzio”, dell’efferata crudeltà cui ha dovuto assistere e vivere sulla propria pelle e su quella della propria famiglia.
Yolande Mukagasana racconta l’orrore in un perfetto francese, quasi musicale, benché sia la lingua di quella Francia che, attraverso il suo presidente di allora, Francois Mitterrand, condusse una politica favorevole al “nuovo governo” degli Hutu. Tradotta simultaneamente da Francoise Kankindi, Yolande colpisce il cuore, lo strizza come una spugna, perché quelle vite normali, fatte di amore materno e paterno, di legami di amicizia e di buon vicinato, di figli che dovrebbero andare a scuola e giocare, di lavoro, di pasti condivisi, vengono scardinate e annientate, segnate per sempre o interrotte, sgretolando un domani che appare inesistente, neanche più immaginabile.
E là, in quel momento, quando la rabbia e l’odio dovrebbero prendere il sopravvento, Yolande parla di perdono, del bisogno di incontrare e conoscere chi ha commesso quegli atti, chi ha ucciso e distrutto. Il bisogno di sapere e guardare negli occhi l’anima di chi ha trovato il coraggio di cancellare l’umanità dal proprio essere. E’ da là che si ricostruisce, dagli occhi e dalle parole a volte interrotte dall’emozione e dal dolore del ricordo di Yolande, di Gerard, di Francoise, di chi come loro ha avuto la forza e il coraggio di spiegare la Vita, perché ha conosciuto una Morte più profonda di quella che tutti conosciamo.
L’evento ha proseguito con il discorso incisivo e ruvido di Moni Ovadia sulla coscienza e l’autocritica, su quanto assurdo sia stato quel “never again” pronunciato dopo la Shoa, se continuiamo ad assistere ad altri genocidi, ovunque nel Mondo, senza scuotimento interiore, senza intervenire, senza capire che tutto ciò che accade non dipende dagli Altri, ma da Noi, perché ognuno con le proprie scelte e le proprie azioni, può cambiare la vita di qualcun altro e il corso della Storia. La consapevolezza e la coscienza di sé e di ciò che accade rappresenta l’unica vera alternativa all’offuscamento e all’ottundimento della mente, all’ignoranza, all’idea della Diversità e dell’Altro, come entità altra, aliena, nell’antico significato latino di “straniero”.
Joshua Evangelista, Responsabile comunicazione Fondazione Gariwo, prosegue con il suo intervento sui Giusti e l’importanza della memoria del Bene, perché sia sempre la luce che illumina la strada corretta, cosa difficile da percorrere per l’Uomo di tutti i tempi.
L’evento si è concluso con un ultimo intervento, quello di Eric Manzi, Vice Segretario Generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati, che ha affrontato l’argomento lavoro e giustizia sociale.
L’ attualizzazione di un evento avvenuto 30 anni fa, e che si sta ripetendo oggi in Palestina, ha visto la partecipazione attiva degli studenti presenti, preoccupati di comprendere la Storia passata, e non solo quella egocentrica e autoreferenziale europea, per sviluppare una propria coscienza critica e divenire parte attiva nella lotta continua per i diritti dei più deboli, per gli ideali di uguaglianza e libertà , perchè nella vita di tutti può accadere di svegliarsi una mattina, una qualunque, e trovare chi ha stabilito per noi se e come dovremo vivere o morire.
La Storia insegna. O perlomeno dovrebbe. Speriamo. Intanto, oggi, 25 aprile, i palestinesi ammassati a Rafah, sul confine sud di Gaza con l’Egitto, attendono un altro attacco da parte dell’esercito israeliano. La Storia insegna. O almeno dovrebbe. Speriamo.

Vera Raya ya Dunia

Add comment aprile 25th, 2024

MEMORIA CONDIVISA: TRENTENNALE DEL GENOCIDIO DEI TUTSI IN RWANDA



12 aprile 2024, Sala Di Vittorio, Corso d’Italia 25, ore 9.30

Nell’estate del 1994, in Rwanda si consumava una delle più grandi tragedie della storia moderna: nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 19 luglio 1994, un milione di cittadini Tutsi e Hutu moderati venivano trucidati dagli estremisti appartenenti alla maggioranza Hutu. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale che ignorò le invocazioni d’aiuto del Generale Dallaire, comandante della missione di pace dell’Onu.

Programma

9:30-10:00: Apertura giornata e saluti dal Segretario della Fillea CGIL Roma e Lazio

10:00-10:30: Introduzione storica, Francoise Kankindi, Presidente Associazione Bene Rwanda Onlus

10.30-11:15: Le Ferite del silenzio, Yolande Mukagasana, scrittrice sopravvissuta al genocidio, scrittrice e vincitrice della menzione Unesco per l’educazione alla pace.

11.15-11:45: La coscienza e l’autocritica, Moni Ovadia, attore, cantante e scrittore

11.45-11:30: I giusti e la memoria del bene, Gabriele Nissim, scrittore Presidente Gariwo

12.30-13.00: Il lavoro e la giustizia sociale, Eric Manzi, vice Segretario Generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati (CSI), ex Segretario Generale della Confederazione dei Sindacati del Ruanda (CESTRAR)

13.00-13.30: conclusioni del Segretario/a Confederale della CGIL.

Modera Marco Trovato, Direttore editoriale Rivista Africa

Add comment aprile 3rd, 2024

PROGETTO UBUNTU – REPORT ATTIVITA MENSILI

SOSTEGNO E RECUPERO DEI BAMBINI COLPITI DALLA MALNUTRIZIONE

Grazie al contributo finanziario di Anna Zambon nel finanziare il progetto di lotta contro la Sindrome da malnutrizione infantile estremamio (kwashiorkor), l’equipe diretto Gashugi Mathieu Cesar, medico nutrizionista a Munini, il più grande ospedale della regione del Sud del Rwanda ha potuto:

  • assistere 39 bambini malnutriti e 5 donne che allattano.
  • curare 20 bambini afflitti da malnutrizione cronica.
  • Fornire cibo proteici a 15 bmbini sottopeso
  • guarire 4 bambini dalla malnutrizione acuta grave

Inoltre sono stati sostituiti alcune attrezzature da cucina usurati.

I bambini e le mamme del villaggio di Remera situato nella cella GATOBOTOBO, settore Mbazi, distretto di Huye, provincia meridionale, Repubblica del Ruanda ringranziano per il continuo sostegno.

REALIZZAZIONE IN IMMAGINI