Contributi artistici
Mea culpa di Nicolas Sarkozy a Kigali, per il genocidio in Rwanda del 1994. Incontrato il presidente Paul Kagame, il Capo di Stato francese ha bollato il sostegno al precedente governo come “grave errore di valutazione” e per la prima volta ammesso la responsabilità di Francia e comunità internazionale. “Tutti i responsabili del massacro – ha esortato – vengano catturati e puniti”.
“Quanto è accaduto in questo paese – ha poi aggiunto – obbliga la comunità internazionale, e anche la Francia, a riflettere sugli errori che sono stati commessi”.
Accompagnato da Kagame, Sarkozy ha poi visitato un memoriale dedicato alle vittime del genocidio. I due hanno inoltre annunciato l’avvio di una cooperazione economica e culturale. Tra le iniziative di Kigali, la riapertura delle scuole francesi nel paese.
“Rwanda e Francia hanno vissuto un passato difficile – ha detto il presidente rwandese Kagame -. Se oggi siamo qui è però proprio per andare incontro al futuro con nuovi rapporti e nuove relazioni”.
Nel 2006 la rottura delle relazioni diplomatiche. All’origine, il coinvolgimento nell’attentato all’aereo dell’ex presidente rwandese, di cui una corte francese aveva accusato Kagame. Episodio scatenante degli scontri etnici fra Hutu e Tutsi, in cui hanno poi perso la vita circa 800.000 persone.
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febbraio 26th, 2010
di Armin Theophli Wegner
Così accadde al testimone che con gli scritti e con le parole ha annunciato la loro tragedia e la loro fine. Egli se ne sta col peso della sua promessa di ricordare i morti, se solo gli riuscisse di ritornare in Occidente, Ma nessuno lo vorrà più ascoltare.
Sono passati cinquant’anni. Popoli anche più grandi hanno sofferto grandissimi dolori. Pieno di riguardo e quasi con una cattiva coscienza, il testimone è là, ha visto qualcosa che nessuno avrebbe potuto vedere senza rischiare la sua vita. Non significa forse che egli deve morire come chi ha veduto il volto di Dio?
Anche attorno a lui si è creato il silenzio. In qualsiasi direzione si rivolga, bussa a porte chiuse: “Abbiamo il nostro dolore!” Così pensano o dicono “Abbiamo le tragedie dei nostri popoli, perché dobbiamo angustiarci del dolore di altri, da lungo tempo dimenticato!”.
Essi vogliono vivere senza preoccupazione e tristezza, trascorrere i loro giorni senza sapere nulla della violenza e dell’affanno che hanno colpito le generazioni che li hanno preceduti. Quando il testimone di questi orrori, all’inizio degli anni Venti, presagendo che la stessa cosa sarebbe potuta accadere in Occidente, illustrò con innumerevoli fotografie e con tutti i documenti che aveva potuto raccogliere nei campi di sterminio, quello che aveva visto, coloro che ne vennero a conoscenza, in Germania e nei Paesi vicini, reagirono con spavento e tuttavia pensarono: “ Il deserto arabico è così lontano!”
Armin Theophil Wegner (1886-1978) arruolato nel primo conflitto mondiale nell’esercito tedesco, è stato un autore prolifico, un esponente dell’Espressionismo tedesco, un attivista dei diritti umani e una vittima delle persecuzioni naziste. E’ stato premiato con la Croce di Ferro per il suo servizio alla Germania durante la guerra ed è stato riconosciuto dallo Yad Vashem come “Giusto tra le nazioni” per aver rischiato la sua vita combattendo l’antisemitismo sotto il nazismo. Di stanza nei territori dell’impero ottomano durante la Prima Guerra Mondiale Wegner fu testimone del genocidio degli Armeni. Scattò centinaia di fotografie degli eventi e si prodigò in sforzi estenuanti per pubblicizzare le persecuzioni contro gli Armeni, sperando che il popolo Tedesco si potesse indignare per il trattamento riservato agli Armeni quando avesse conosciuto la piena verità dei fatti. Questi sforzi includono una lettera aperta al presidente americano Woodrow Wilson in cui Wegner chiedeva un intervento degli Stati Uniti a favore degli Armeni. Nel 1933 scrisse un’altra lettera appassionata, questa volta ad Adolf Hitler a favore degli Ebrei di Germania. In quella lettera sostenne che la persecuzione degli Ebrei non era una questione di “destino dei soli fratelli Ebrei, ma anche del destino della Germania”. Facendo notare che stava scrivendo quella lettera come un tedesco orgoglioso le cui origini familiari prussiane potevano risalire indietro fino ai tempi delle Crociate, Wegner chiese a Hitler cosa sarebbe diventata la Germania se avesse continuato la sua persecuzione degli Ebrei. Rispondendo alla sua stessa domanda, Wegner dichiarò: “Non c’è una Terra dei Padri senza giustizia!”
luglio 4th, 2009
Chi non fa in modo di essere ricordato?
La memoria è Padrona della Morte, la fessura
Nella sua corazza di vanità. Lascerò
Quello che rende la mia partenza il più semplice
Sogno pomeridiano. I viaggiatori non dovrebbero viaggiare.
Leggeri? Lasciate che il viandante prudente
Si disfi del suo peso eccessivo, di tutto
Ciò che possa giovare al vivente
Wole Soyinka
Che altro fare se non rievocare per un istante le anime e le persone scomparse, ascoltarle a lungo, sfiorarle, accarezzarle con parole impacciate e silenzi, sorvolarle ad ali spiegate, perché non possiamo condividere la loro sorte?
Farle sorridere, anche, se è possibile, se si prestano al gioco e se un tale compito non trascende le nostre forze.
Dire il nome di tutti quegli esseri umani falciati così presto, di tutte quelle correnti prosciugate dall’odio e dall’egoismo.
Trasformarsi in cassa di risonanza.
Innalzare un pantheon d’inchiostro e di carta in memoria delle vittime, chiamare in causa le coscienze un pizzico disponibili.
Abdourahman Waberi
Piangi o popolo
Versa le tue lacrime
Che esse fecondino
La terra insaziabile
Inappagata dal sangue
Del tuo fratello immolato
Che inonda i solchi
Dei campi fertilizzati
Dalle ceneri delle ossa calcinate
Del negro tuo fratello
Che cade salmodiando
Un cantico amaro
Sei tu popolo
Popolo assassino
Popolo assassinato
Tshiakatumba Mukadi Mutala
giugno 25th, 2009
di Lance Henson
1
Vicino a Wewoka nella prima tempesta a cui ho assistito da quando sono tornato dalla costa est
guardo a nord verso le cupe nuvole di
temporale
immerse nella scia del vento
un lungo autunno affamato scarica le sue
nubi sulla terra
tormentato da un inverno pieno di sussurri
sento la mia vita che mi osserva
da una fila d’alberi scossi dal vento…
2
viaggiando nelle pianure infinite
la notte piena di domande mi interroga sulle cose
che ho sopportato
senza risposte abbasso un po’ il finestrino
annuso il primo frammento di buio che sibila
passando
colto dalla stanchezza di un altro tramonto
d’Oklahoma mi giro e chiedo a Jeanetta dove
siamo
le chiedo di accompagnarmi oltre questo
tratto
di oscurità
verso un luogo vicino l’alba
un luogo dove ci possiamo sistemare
per pregare
Oklahoma twilights
1
Near Wewoka in the first storm I have
witnessed since returning from the east
coast
I watch to the north dark thunderclouds
steeped in
furrows of wind
a long hungered autumn loosens its clouds
upon the earth
plagued by a winterful of whispers
I feel my life watching me
from a swaying treeline…
(march 29, 1988)
2
riding into the endless plains
the night filled with questions asks me the
things
I have endured
without answers I roll the window partially
down
smell the early clove of dark whistling past
caught in the weariness of another
Oklahoma
sundown I turn to Jeanetta asking her where
we are
ask her to accompany me across this stretch
of darkness
to a place near dawn
a place we can limp
to pray
giugno 12th, 2009
di Lance Henson
Vicino al fiume arkansas dall’altra parte di
tulsa
una donna delaware si sistema sui ciottoli
per sedersi
accanto a un albero spoglio
tra le ragnatele argentate
siede in una cupa imperscrutabile preghiera
dopo un lungo momento stende le braccia
verso il fiume
nessuno può conoscere questo breve
istante e la
sua bellissima tristezza meglio di lei
For Jeanetta
Near the arkansas river across from tulsa
a delaware woman climbs small boulders to
sit
near a ragged tree
among silver spider webs
she sits in somber unsoundable prayer
after a long while she raises her arms
toward
the river
no one can know this small moment and its
beautiful
sadness better than her
giugno 11th, 2009
di Lance Henson
Guardo lungo una strada di polvere bianca
e sento le voci fioche sotto la terra
che vagano nel messaggio disperso di un
triste
addio
mio fratello sta camminando al di là dei
villaggi vuoti
dove abitava l’innocenza
oltre le mura di pietra e i vasi distrutti dalle
parole dei bambini abbandonati
i miei occhi e il mio cuore sono nati in
questa terribile bellezza
la sua stranezza è un panno di crepuscolo
quieto
il sole una preghiera piatta che fluttua
nell’acqua
dov’è la promessa che un tempo riempì questa terra
ho fatto questa domanda una volta e da
allora ho imparato a restare solo e arrabbiato ai margini dell’america
For Michael West
I watch down a road of white dust
and hear the slow voices under the earth
wandering in the scattered message of a
dark
farewell
my brother is walking past empty villages
where innocence resided
past stone walls and jars wracked by the
words
of children abandoned
my eyes and heart were born into this
terrifying beauty
its strangeness a cloth of slow dusk
the sun a prayer wafer floating in water
where is the promise that once filled this
land
I asked this question once and since
have learned to become alone and angry
on the borderlines of america
giugno 4th, 2009
di Lance Henson
Metà pomeriggio
attraversando globe
mia sorella ubriaca sul sedile posteriore
elencando
tutti i bar dove bazzicano i pellerossa
Superata la riserva
dei san carlos apache
guardo i sogni incerti fatti di pioggia
nello specchietto retrovisore
fermo a fare benzina
i tergicristalli che creano un’immagine
surreale
di questa città
ho la bocca secca dopo aver guidato senza sosta
dall’Oklahoma
siamo solo indiani persi nella foschia
dell’america
e di nuovo
siamo venuti a seppellire i nostri morti.
mid afternoon
driving through globe
my sister drunk in the back seat naming all
the bars the skins hang out in
after passing the san carlos apache
reservation
i watch shaky dreams made of rain
in the rear view mirror
pulling into a station for gas
the wipers create a surreal picture
of this city
my mouth cotton dry after driving non stop
from oklahoma
were just indians lost in the blur
of america
and again
we have come to bury our dead (31/10/1987)
maggio 27th, 2009
It is raining tonight
it is raining tonight
on the barren plains at wounded knee
on the hogans at big mountain
on the barricades at cornwall island
on the red earth at geronimos grave in
oklahoma
it is raining tonight
on the burnt out buildings in Jenine
tonight it is raining
in the dreams of children in salvador and
nicaragua
and san carlos
in the dreams of mothers in brazil and chile
and pine ridge and wind river
tonight it is raining
the rain is ancient
within the keening wind of winter there is a
prayer
si vi wo ho oh shi win
si vi wo ho oh shi win
we will not be thrown away
(december 28, 1990 from Winter Man)
Piove stasera
Questa sera piove
sulle pianure aride di wounded knee
sugli hogan della grande montagna
sulle barricate di cornwall island
sulla terra rossa della tomba di geronimo in
oklahoma
Questa sera piove
sui resti bruciati delle case del chiapas
Piove questa sera
nei sogni dei bambini in salvador e in
nicaragua
e san carlos
nei sogni delle madri in brasile e in cile
e a pine ridge e wind river
questa sera piove
La pioggia è antica
nel vento luttuoso dell’inverno c’è una
preghiera
Si vi wo ho oh shi win
si vi wo ho oh shi win
noi non saremo spazzati via
maggio 21st, 2009
Just after noon v.a alcohol recovery ward oklahoma city
this day two other indians were brought
in from the county jail
gaunt and without light they walk
unsteadily down the hall
i envision a photograph of 1869
three captive cheyennes wrapped in army
blankets standing near horses at camp
supply oklahoma
wordless and lost in this america that has
destroyed so many
i think of ortiz
and gogisgi
and ask a blessing for their way
we are the true veterans of this land
Subito dopo mezzogiorno al reparto di
recupero alcolisti del v.a. Oklahoma City
oggi hanno portato altri due indiani
dal carcere della contea
magri e spenti
camminano incerti per la sala
ho in mente una fotografia del 1869
tre cheyenne prigionieri avvolti nelle coperte dell’esercito in piedi vicino ai cavalli a camp supply in oklahoma
senza parole e perduto in questa america
che ne ha sterminati tanti
penso a ortiz
e a gogisgi
e chiedo una benedizione per la loro vita
noi siamo i veri veterani di questa terra
maggio 17th, 2009
Gli scomparsi
da qualche parte nell’oscurità illuminata
dalla luna
appena prima dell’alba
qualcuno accende una candela
lei passa la mano sulla
foto di un figlio una figlia
forse un marito
un volto sparito nelle nebbie di guerra
li chiamano gli scomparsi
questi volti su centinaia di muri
ovunque nel mondo
compaiono in migliaia di manifestazioni
portati per le strade dalle donne
gli uccelli che le sorvolano
riconoscono i solchi scuri
del loro pianto
ed uniscono il proprio canto al loro
Ascolta
stanno cantando
maggio 3rd, 2009
Mi ricordo di una notte passata in preda al terrore di fronte alla televisione (Rai 3) che trasmetteva un lunghissimo collage di filmati sullo sterminio del Rwanda.
Parlo di terrore perché mi immedesimai in quel mare di profughi, di affamati, di feriti, di morti.
E mi chiesi, e me lo chiedo ancora, perché il mondo non reagì, perché la maggioranza degli umani furono indifferenti a quell’immane sofferenza.
Rispondere a questa domanda credo sia essenziale per la qualità della vita di ognuno di noi.
Anni dopo quella notte passata di fronte al teleschermo lessi un libro impressionante: “Il concetto di Dio dopo Auschwitz”, dove Hans Jonas, l’autore diceva: “La domanda che gli stermini ci pongono è: come è possibile che Dio, la provvidenza, l’energia cosmica o qualunque altra cosa governi il mondo, non sia intervenuta a fermare i malvagi o quantomeno a punirli?
Neppure i miscredenti totali riescono a fuggire da questo interrogativo”.
Continua a leggere l’articolo di Jacopo Fo
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aprile 7th, 2009
Un altro viaggio in treno
appena fuori arles
luna piena sul rodano
in viaggio dall’america attraverso l’europa
una settimana fa…
Continua a leggere la poesia di Lance Henson
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aprile 6th, 2009
years ago homeless in a san francisco rainstorm
I dreamt of a field of white
skulls
in a muddy field in rwanda
the only darkness the holes where their eyes were
a whisky presence and dutch army coat the only saving
grace against the other images
of sand creek and wounded knee
knowing the stench of dying hope and terror
have the same name and smell
and the name is missing….
what is the name of a man or a woman or a child
whose last breath is a scream
against tyranny
against the fear that lives inside us
near a busy oklahoma interstate
along the washita river
the fallen cheyenne still whisper
hi niswa vita kini……
we will live again….
Traduzione italiana:
Anni fa, vagando in un temporale a San Francisco
Ho sognato un campo bianco di teschi
In un terreno fangoso in Ruanda
Le uniche macchie scure, le cavità dove prima c’erano i loro occhi
Una presenza di whisky e un cappotto militare olandese
l’unica grazia salvifica contro le altre immagini
di sand creek e wounded knee
Sapendo che il fetore della speranza che muore e del terrore hanno lo stesso nome e lo stesso odore
E il nome è perso…
Qual è il nome di un uomo o di una donna o di un bambino
Il cui ultimo respiro è un grido contro la tirannia
Contro la paura che vive dentro di noi
Vicino a un’interstatale trafficata in Oklahoma lungo il fiume Washita
I Cheyenne caduti ancora sussurrano
hi niswa vita kini……
vivremo ancora….
ponticella italy
feb 10 09
lance henson
aprile 2nd, 2009