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Rwanda ieri, Costa d’Avorio oggi?

Il Blog di Beppe Grillo intervista Yolande Mukagasana: a questo link la trascrizione dell’intervista

Aggiungi un commento aprile 7th, 2011

XVII Giornata della Memoria al Teatro Eliseo di Roma

“LA MEMORIA CONDIVISA”
GIORNATA DEDICATA ALLA MEMORIA DEL GENOCIDIO DEI TUTSI IN RWANDA
Teatro Piccolo Eliseo – Sabato 9 Aprile 2011 – Via Nazionale, 183

Programma:

14.30-15.00 Apertura XVII Giornata della Memoria a cura di Kankindi Françoise, presidente Bene Rwanda Onlus e saluti da parte delle istituzioni, fra gli altri Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma e Fabio Graziosi, rappresentante delle Nazioni Unite in Italia.
15.00-15.30  Intervento di Moni Ovadia.
15.30-16.30  Tavola rotonda sul post genocidio e sugli attuali scenari di guerra in Africa con Yolande Mukagasana, sopravvissuta e scrittrice di fama internazionale, candidata al Premio Nobel della Pace, Aldo Ajello, già rappresentante speciale dell’Unione Europea per la Regione dei Grandi Laghi, Luciano Scalettari coautore del libro “La lista del console”, Gianluca Peciola, consigliere della Provincia di Roma. Modera il giornalista Pietro Veronese.
16.30-17.00 Presentazione campagna per il Premio Nobel a cura di Emilia La Nave, coordinatrice di Bene Rwanda, Giuliano Pisani, vice presidente del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e Gabriele Nissim, presidente della Foresta dei Giusti di Milano.
17.00-18.00  Visione integrale del documentario “La lista del console” con la presenza del Regista Alessandro Rocca, prodotto da SGI Srl – Società Generale dell’Immagine di Torino, con il contributo di Rai Cinema, Piemonte Doc Film Fund, Media UE.
18.00-18.30 l Dibattito con le testimonianze dei sopravvissuti del genocidio.
14.30-18.30 l Mostra fotografica nel foyer del Teatro.

Scarica il programma in Pdf: Flyer_Rwanda_2011_low

Aggiungi un commento aprile 7th, 2011

I TESTIMONI INASCOLTATI

L’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, formata da Comune di Milano, Comitato Foresta dei Giusti e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è lieta di invitarvi alla

CERIMONIA DI DEDICA DI CINQUE NUOVI ALBERI

per altrettanti testimoni inascoltati che hanno denunciato i genocidi e tentato di scuotere l’indifferenza delle società e degli individui. Con grande coraggio, questi uomini hanno scelto di gridare la verità e di non piegarsi di fronte ai totalitarismi.

Giovedi 7 aprile ore 11.00
Giardino dei Giusti di tutto il mondo
piazza Santa Maria Nascente
(MM QT8)

Intervengono il Sindaco di Milano Letizia Moratti, il Presidente del Consiglio comunale e del Comitato dei Garanti Manfredi Palmeri, il Presidente del Comitato Foresta dei Giusti Gabriele Nissim, il Presidente della Comunità ebraica di Milano e delegato UCEI Roberto Jarach. Alla presenza del console onorario d’Armenia in Italia Pietro Kuciukian e dei familiari dei Giusti saranno piantumati alberi e posati cippi per ricordare:

Il Comitato Foresta dei Giusti e Teatro Franco Parenti sono lieti di invitarvi all’incontro

I TESTIMONI INASCOLTATI

ore 17.30
Teatro Franco Parenti
via Pier Lombardo, 14
(MM Porta Romana)

Saluti di Andrée Ruth Shammah, Teatro Franco Parenti. Introduce: Gabriele Nissim, Comitato Foresta dei Giusti.

Intervengono:
Ignat Solženicyn, figlio di Aleksandr Solženicyn,
Franz Müller, unico sopravvissuto della Rosa Bianca,
Misha Wegner, figlio di Armin Wegner,
Ewa Wierzynska, coordinatrice del programma Jan Karski – Unfinished Mission del Museo di Storia Polacca di Varsavia,
Françoise Kankindi, Presidente di Bene-Rwanda onlus.

Dialogano con loro:
Paolo Ghezzi, Pietro Kuciukian, Roberto Jarach, Luciano Scalettari.

Scarica l’invito a questo link: invito_def

Aggiungi un commento aprile 1st, 2011

Mapping report Onu: “6 milioni di morti nella Repubblica democratica del Congo? stravagante!” Secondo Aldo Ayello 

Mapping report Onu: “6 milioni di morti nella Repubblica democratica del Congo? stravagante!” Secondo Aldo Ayello

12 Dicembre, 2010, Kigali, Francois Molyneux

Il 9 e 10 dicembre scorsosi è tenuta a Kigali la conferenza internazionale sul genocidio in Ruanda. Due giorni di lavori che hanno riunito ricercatori, politici, diplomatici e scrittori. Tra questi, il diplomatico italiano Aldo Ayello, per il quale “la stravaganza della cifra di 6 milioni di morti in Congo dovrebbe essere sufficiente per screditare l’intero “mapping report” “delle Nazioni Unite”.

Ecco la sua intervista a Kigali.

Tra il 1992 e il 1994, il diplomatico italiano Aldo Ayello è stato inviato dalle Nazioni Unite in Mozambico per portarvi la pace. Poi fino al 2007 ha rappresentato l’Unione europea in Africa centrale per ravvicinare i belligeranti. Ritenuto eccellente conoscitore della regione dei Grandi Laghi, porta uno sguardo severo sul pre-rapporto “mapping” dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle allegazioni di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e anche di “genocidio” commessi nella Repubblica democratica del Congo (ex Zaire), la cui responsabilità incomberebbe essenzialmente al Fronte Patriottico ruandese. Quanto alla cifra di 6 milioni di vittime, lui la qualifica “semplicemente di stravagante”.
Signor Aldo Ayello, vi trovate in questo momento in Ruanda per partecipare ad un simposio organizzato dalla Commissione nazionale contro il genocidio sul tema “Mapping Report” della Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle allegazioni di crimini di guerra, anche il genocidio in Congo tra il 1996 e il 1998. Questa relazione ha suscitato grande scalpore. Cosa ne pensi?

Aldo Ayello: – Ho trascorso 15 anni in Africa, tra cui Tanzania nei Grandi Laghi, ne ho quindi un’ esperienza diretta e conosco bene il contesto sul quale il rapporto della commissione delle Nazioni Unite ha prodotto una curiosa impasse. L’uscita di questa relazione mi ha profondamente sorpreso. Per quello che ho letto, contiene molte contraddizioni e incongruenze. Ma il peggio è a mio parere la vera amnesia che sembra aver colpito gli autori della relazione sul contesto degli eventi che pretendono descrivere ed analizzare. E la cifra stravagante delle vittime.

Che cosa intende parlando del contesto?

Aldo Ayello: – Si tratta della definizione stessa del supposto “mapping”. Per capire e apprezzare gli eventi che si sono verificati nella regione dei Grandi Laghi tra il 1993 e il 2003, non è sufficiente affidarsi a testimoni, molti dei quali sembrano fornire informazioni di seconda o terza mano, ma anche di comprendere il conflitto nel suo insieme, la sua genesi, le sue cause profonde. Ma la relazione non lo fa . Non definisce il quadro e in primis il genocidio. Voglio dire il vero genocidio, quello commesso nel 1994 contro i tutsi in Ruanda. La relazione della Commissione ONU ignora completamente questo avenimento cruciale. Questo modo di mettere tra parentesi il genocidio dei Tutsi e dei Hutu democratici impedisce di capire cosa è successo prima, durante e dopo.

Prima?

Aldo Ayello: – E ‘essenziale ricordare che il genocidio del 1994 contro i Tutsi era scientificamente pianificato. Come gli autori della relazione possono dimenticare ad esempio la testimonianza e i telegrammi del generale Romeo Dallaire, comandante nel 1993 e nel 1994 la forza delle Nazioni Unite (UNAMIR) in Ruanda? I telegrammi non potevano essere più precisi, in particolare quella del 11 gennaio, e sottolinea il fallimento delle Nazioni Unite nel prevenire il genocidio, fino al vile ritiro della maggioranza delle forze dell’UNAMIR. E’ grazie al segretario generale Boutros Boutros Ghali che la presenza minima è rimasta ha permesso alla comunità internazionale mantenere una sguardo diretto ciò che accaduto. Forse questa presenza minima ha salvato alcune vite. Forse, in alcuni casi, ha imposto un ritegno minimo agli autori della carneficina. Sono davvero sorpreso che gli autori della relazione creino una situazione di stallo su tutto ciò. E che dimentichino inoltre che l’ONU ha poi consentito che i campi profughi – che hanno accolto la popolazione Hutu costretto a fuggire dal suo paese sotto la pressione dei genocidari – hanno potuto stabilirsi a pochi metri dal confine con il Ruanda. Ecco quello che è stato l’origine l’origine delle tragedie che seguirono.

Cosa l’ONU avrebbe dovuto fare dopo il genocidio e l’esilio forzato di milioni di ruandesi?

Aldo Ayello: – Le norme internazionali concernenti l’accoglienza delle popolazioni rifugiati sono chiare. In particolare, i campi devono essere istallati a grande distanza dal paese lasciato per evidenti motivi di sicurezza. Ma l’Onu ha tollerato che alcuni campi siano istallati a pochi metri dal confine del Ruanda. Questi campi sono stati controllati dalle stesse autorità che avevano orchestrato il genocidio. L’ONU ha tollerato le ex forze armate ruandesi (FAR) possano istallarsi in mezzo a questi rifugiati con le loro armi e munizioni. L’ONU ha tollerato che le ex-FAR possano riorganizzarsi ed integrare il proprio effettivo con l’intenzione chiaramente manifeste di attaccare il Ruanda per riconquistare il potere, e nel frattempo, di destabilizzare le autorità attraverso una serie di incursioni armate. Ricordo che le organizzazioni non governative e l’Alto Commissario per i rifugiati non avevano il controllo dei campi. Che non avevano neanche il diritto di entrarvi per identificare il numero effettivo dei rifugiati. Che le autorità ruandesi in esilio baravano spudoratamente sul numero dei rifugiati per ottenere scorte di materiali e razioni alimentari che rivendevano alla popolazione zairese per acquistare più armi e munizioni. L’intenzione dichiarata di queste persone era quello di “continuare il lavoro che non non avevano completato”, vale a dire, di tornare in Ruanda per completare lo sterminio dei Tutsi.

Gli autori della pre-relazione non fanno menzione di questo?

Aldo Ayello: – Esattamente. Ho cercato nella relazione il richiamo delle cause della crisi che i relatori sostengono spiegare e analizzare. Non ho trovato un solo paragrafo serio si ciò, nulla sulla responsabilità della comunità internazionale che ha lasciato violare le proprie regole, tollerando l’installazione sulla frontiera del Ruanda delle forze che si preparavamo per la riconquista del paese appoggiandosi sul finanziamento dei campi mediante la deviazione massiccia dell’aiuto della comunità internazionale, compresa quella dell’Unione europea. C’è bisogno di ricordare che i finanziamenti per questa popolazione costretto all’esilio costava un milione di dollari al giorno, la metà dei quali finanziati dalla Unione Europea? Pochi mesi dopo la fuga dal Ruanda, le ex-FAR avevano ricostituito la loro forza di circa 50.000 soldati. Erano riusciti a trasferire nello Zaire la maggior parte delle loro armi pesanti, i loro veicoli e la maggior parte delle loro armi legeri. Hanno comprato il resto dai soldati zairesi con il denaro saccheggiato prima di fuggire in Ruanda e il denaro sottratti al budget destinato all’assistenza dei rifugiati.

Per riprendere la guerra perduta nel luglio 1994?

Aldo Ayello: – Nel 1995 e 1996, il Rwanda è stato sottoposto a incursioni armate e attacchi quasi quotidiani. Non è successo questa settimana, senza che i sopravvissuti vengono uccisi da un commando di Zaire. Ricordo che la strada strategica tra Kigali e Gisenyi sul confine dello Zaire, era frequentemente minata. L’insicurezza era tale che non era più praticabile né di giorno e né di notte, erano necessarie organizzare delle processioni di automobili, scortato da potenti mezzi militari.

Come gli autori della relazione hanno potuto fare l’impasse su questa situazione?

Aldo Ayello: – Questo è il problema. Tra il 1994 e il 1996, il Ruanda era un paese sotto assedio e l’inconsistenza , l’incoerenza e la viltà della comunità internazionale hanno contribuito pesantemente a questa situazione. Le autorità del precedente governo ad “interim” che hanno preparato e supervisionato il genocidio volevano imporre al governo ruandese un negoziato per condividere il potere, facendo l’impasse sulla spaventosa carneficina che avevano causato. A quel tempo, ho incontrato diverse volte il presidente del Ruanda Pasteur Bizimungu e il vicepresidente e ministro della Difesa, Paul Kagame. Entrambi si lamentava amaramente dell’incuria delle Nazioni Unite che lasciava prepararsi una nuova tragedia.

Che cosa hanno detto esattamente?

Aldo Ayello: – In diverse occasioni, Paul Kagame ha detto: “Occorre che le Nazioni Unite consentano ai ruandesi in ostaggio dai genocidari di rientrare nel loro paese, altrimenti saremo costretti a farlo noi stessi.” Ho riportato le sue parole ai miei interlocutori nelle Nazioni Unite, ma non ne hanno tenuto conto. Nessun paese europeo era pronto a mandare i militari nei campi di rifugiati per sottrarre la popolazione al terrore dell’inquadramento genocidario. Nessuno voleva prendersi la responsabilità di ristabilire le normali regole di ospitalità e amministrazione delle popolazioni rifugiate. Nessuno era disposto a destinare risorse per spostare i campi o per proteggere i ruandesi che volevano tornare nel loro paese e coloro che venivano assassinati dalle forze di genocidarie ogni volta che ne mostrava l’intenzione. Conservo un ricordo preciso delle richieste da parte delle autorità di Kigali, ripetute mille volte, de contribuire al ripristino di una situazione normale per i rifugiati. E ’strano che questo problema che ha dominato la politica del Ruanda durante gli anni 1994 à 1996 sia stato completamente ignorato dagli autori della relazione della commissione delle Nazioni Unite.

Come è possibile?

Aldo Ayello: -Me lo chiedo anch’io. Non ero il solo a cui il Presidente della Repubblica del Ruanda e del suo vice-presidente ponevano il problema. Tutti i rappresentanti di governi esteri che hanno incontrato il nuovo governo del Ruanda sentivano lo stesso ritornello.  La questione è stata la base dei negoziati di Lusaka. Sento ancora le risposte di alcune autorità governative occidentali: “Sarebbe troppo rischioso, troppo pericoloso, troppo costoso”. Come hanno potuto fare questi argomenti, mentre il costo del mantenimento dei campi profughi è stato un milione di dollari al giorno!

E ’stata la volontà politica è mancata?

Aldo Ayello: – Esattamente. L’operazione avrebbe gravato sui militari dei paesi sviluppati che volevano evitare tale incombenza. Sento ancora Paul Kagame, che allora era vice-presidente dirmi : “Se l’occidente non vuole riportare l’ordine nei campi profughi, impedire les ex = FAR preparare un attacco armato contro il Ruanda e agevolare il ritorno dei rifugiati, allora saremo costretti a farlo noi stessi ”. Ho trasmesso tali osservazioni ai responsabili dell’Unione europea, degli alti funzionari degli Stati Uniti, a una serie di membri della comunità internazionale. Mi sono imbattuto in un fine senza risposta.

Lei ritiene che l’attacco da parte delle dell’esercito patriotico rwandese e le truppe di Kabila alla fine del 1996 costituiva un atto di legittima autodifesa?

Aldo Ayello: – Chiamiamo le cose con il loro nome. L’accoglienza compiacente delle autorità zairesi ai responsabili del genocidio, l’autorizzazione a concessagli di ricostruire una forza armata considerevole, a rifornirsi armi e munizioni, la tolleranza di cui hanno goduto terrorizzando i campi profughi e, infine la preparazione di un attacco generale contro il Ruanda, che era in programma all’inizio del 1997, tutto questo ha provocato un atto di autodifesa delle autorità del Rwanda.

Perché se l’Esercito Patriottico Ruandese non aveva attaccato a fine 1996, forse non avrebbe resistito alla massiccia invasione militare progettata da ex-FAR poche settimane dopo, e il genocidio sarebbe stato finalizzato.

Cosa ne pensi delle osservazioni del rapporto delle Nazioni Unite che lasciano intendere che gli atti di genocidio contro gli hutu sarebbero stati commessi nello Zaire dall’Armata Patriotico Rwandese e dalle forze di Kabila?

Aldo Ayello: – Parlare di genocidio commessonello zaire contro i profughi rwandesi richiede molta immaginazione e fantasia. Vi rimando all’articolo 6 del Trattato di Roma, chiamato la Convenzione sul genocidio. Si tratta di “atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, religioso, ecc ..” Dopo l’attacco nello Zaire a fine 1996, le autorità ruandesi hanno creato un corridoio umanitario che ha permesso il rimpatrio in Rwanda di milioni di persone liberate dalla morsa del terrore nei campi. Queste persone non sono state sterminate, ma piuttosto protette. E ’stata ancora una volta un atto di autodifesa da un paese assediato e in favore di milioni di rifugiati soggetti alla propaganda che aveva portato al genocidio, la maggior parte dei quali erano soddisfatti di potere rientrare al loro paese sotto la protezione dell’APR.

Ma gli altri rifugiati fuggiti …?

Aldo Ayello: – Non ignoro che centinaia di migliaia di rifugiati sono stati spinti in profondità nel territorio dello Zaire a causa del panico o sotto costrizione dei soldati ex-FAR che li usavano come di uno scudo umano. Nella maggior parte dei casi, anche quando questi rifugiati aveva percorso centinaia di chilometri all’interno dello fino a Zaire a Tingi-Ting o a Kisangani, hanno potuto essere ricondotti in Ruanda. In altri casi, ci sono stati perdite umani, soprattutto quando questi rifugiati sono stati usati come scudi umani da parte delle ex- FAR e forze armate zairesi che li hanno soccorsi per cercare di evitare la sconfitta. Che decine di migliaia di rifugiati abbiano perduti la vita in queste terribili circostanze, a causa dei combattimenti, delle malattie, della stanchezza, anche dei “danni collaterali” è evidente. Citare la cifra di 6 milioni di vittime causate dall’Armata Patriotico Rwandaise e gli altri paesi che hanno partecipato alle operazioni militari nello Zaire fino caduta di Mobutu è semplicemente stravagante e dovrebbe essere sufficiente per screditare l’intero report mapping de l’ONU.

Perché questa proprio cifra?

Aldo Ayello: – non è basata su nulla di concreto. Possiamo vedere l’effetto ricercato della propaganda. Si tratta di raggiungere una cifra paragonabile al numero di ebrei sterminati dai nazisti, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, gioca re sul registro delle emozioni, dell’indignazione, della passione. O peggio ancora, soffiare sul fuoco dell’odio. Ancora una volta, tutto questo non ha nulla a che fare con la realtà.

Aggiungi un commento febbraio 28th, 2011

Sabato 5 Febbraio: Intervento di Yolande Mukagasana

Aggiungi un commento febbraio 17th, 2011

EDITORIALE GIORNATA DELLA MEMORIA 2011

I Giusti nel genocidio rwandese

scritto per Gariwo da Françoise Kankindi, Presidente dell’Associazione Bene-Rwanda.

In una tranquilla serata primaverile, mentre stavo cenando con la suocera di mia sorella con cui vivevo a Milano durante i miei studi universitari, mi ritrovai davanti agli occhi un fiume di cadaveri trasmesso dal telegiornale. Quei corpi appartenevano al mio popolo. Le famiglie di mia madre e di mio padre soccombevano sotto il machete ma nessuno attorno a me comprendeva il dramma che stavo vivendo. Sentivo dentro di me un urlo infinito ma, nell’indifferenza che copriva il genocidio dei tusti nel mio paese, tale urlo era di un silenzio inaudito.

Nell’aprile del 1994, come nel 1959 quando mio padre si salvò per miracolo dal primo massacro dei tutsi in Ruanda, il mondo rimase a guardare. Intervenne solo per mettere in salvo gli occidentali con i loro cani e gatti, lasciando sotto la furia genocidaria uomini, donne e bambini che avevano l’unica colpa di appartenere all’etnia tutsi.

Il comandante della missione di pace dell’Onu in Ruanda, Romeo Dallaire, chiese il permesso di fermare la carneficina che avveniva sotto i propri occhi ma tale autorizzazione gli fu negata. I potenti del mondo si girarono dall’altra parte. Si rifiutarono  di usare la parola “genocidio” pur di non assumersi le loro responsabilità per  evitare  un intervento altrimenti obbligatorio  così come sancito dalla Convezione  per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio approvata dall’ Onu nel 1948.

Dopo una tragedia così grande è difficile ritrovare la fiducia nel prossimo, ma è grazie a coloro che durante il genocidio non esitarono a rispondere alla loro coscienza, ai loro valori profondi soccorrendo il prossimo a  rischio della propria vita, che si ritrova un senso nell’essere umano. Persone appunto come Zura Karuhimbi, Pierantonio Costa e Yolande Mukagasana che a nostro avviso meritano un premio nobel per la pace.

Cosa ha mosso Zura Karuhimbi a sfidare gli interahamwe, le milizie genocidarie, nascondendo sotto il loro naso centinaia di tutsi? Cosa ha spinto Pierantonio Costa ad intraprendere numerosi viaggi per portare in salvo migliaia di tutsi pagando di propria tasca i genocidari per non essere perquisito? Cosa tiene oggi in piedi Yolande Mukagasana, la cui famiglia fu massacrata, e come può non farsi travolgere dall’odio ma dalla voglia di testimoniare e trasmettere messaggi di pace e giustizia?

Forse la risposta a tutto ciò sta nella bontà “insensata” e senso di responsabilità dei Giusti dai quali possiamo apprendere il coraggio di opporsi al male, di tendere una mano al prossimo e non girare la testa dall’altra parte quando attorno a noi si scatena il lato più malvagio degli esseri umani.

http://www.gariwo.net/file/Editoriale_Bene_Rwanda.pdf

Aggiungi un commento gennaio 27th, 2011

La Provincia di Roma approva mozione per sostenere la campagna per il Nobel ai Giusti del Rwanda

“ La Provincia si impegna a sostenere la candidatura dei Giusti del Rwanda al Premio Nobel della Pace. E’ questo il contenuto della mozione approvata questa mattina in Consiglio provinciale che conferisce mandato al Presidente Zingaretti a rappresentare la volontà della Provincia di Roma presso il Comitato Promotore del Premio Nobel per la Pace ,  perché valuti la candidatura al Premio Nobel per la Pace di Zura Karuhimbi e Pierantonio Costa onorati come Giusti del Rwanda nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e della scrittrice e intellettuale rwandese Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio dei Tutsi in Rwanda e attivista della Pace premiata dall’Unesco”.

A dichiararlo in una nota è Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra, Ecologia e Libertà e coordinatore del Gruppo Federato della Sinistra in Provincia. “ La Commissione Scientifica del Giardino dei Giusti del Mondo – continua – ha finora individuato trentasei Giusti legati a venti episodi avvenuti in quattro diversi genocidi, quello che coinvolse il popolo armeno in Turchia tra il 1915 e il 1916, la Shoah ebraica avvenuta in Europa durante il secondo conflitto mondiale, i massacri indiscriminati contro la popolazione bosniaca (1992-1995) e il genocidio Rwandese (1994). Il genocidio in Rwanda si compì tra il 6 aprile e il 18 luglio del 1994, quando gruppi militari e paramilitari di etnia Hutu, appoggiati anche da civili, sterminarono a colpi di armi da fuoco, machete, bastoni chiodati, gran parte della minoranza di origine Tutsi. In quel contesto alcune donne e alcuni uomini scelsero di opporsi all’orrore e di salvare altri esseri umani a rischio della propria stessa vita, meritando di essere riconosciuti come Giusti del Rwanda”.

“Dopo il Nobel per la Pace assegnato quest’anno al dissidente cinese Liu Xiaobo, abbiamo ritenuto opportuno il sostegno della Provincia alla candidatura dei Giusti del Rwanda. Finora non è stato conferito nessun Nobel relativo al genocidio in Rwanda, che è stato uno dei più grandi e prolungati genocidi della nostra storia contemporanea. D’altra parte, ogni anno a Roma si svolge la Giornata della Memoria per le vittime del genocidio del Rwanda e la Provincia ha sempre sostenuto le celebrazioni, quest’anno conferendo il proprio patrocinio”, conclude.

Aggiungi un commento novembre 13th, 2010

RICONOSCERE I VERI GIUSTI

Comunicato stampa:

L’Associazione Bene Rwanda segue con particolare interesse la notizia dell’imminente mandato di arresto internazionale per Paul Rusesabagina, ipotetico eroe e giusto del Rwanda. Negli ultimi anni non solo il negazionismo ma anche la celebrazione di falsi eroi ha turbato i sopravvissuti del genocidio. L’accertamento della posizione del signor Rusesabagina è dunque essenziale per la giustizia che si deve alle vittime del genocidio del 1994. Molte delle testimonianze di sopravvissuti ospitati nel famoso Hotel delle Mille Colline pervenute alla nostra associazione sono, infatti, non in linea con le versioni date dal signor Rusesabagina e utilizzate per la produzione del film hollywoodiano “Hotel Rwanda”. Da quindici anni i sopravvissuti chiedono chiarezza su quelle vicende e sull’effettivo operato del signor Rusesabagina durante e dopo il genocidio. Bene Rwanda è impegnata per il riconoscimento dei veri “giusti del Rwanda” attraverso una campagna per l’assegnazione del Nobel per la Pace a Zura Karuhimbi, Yolande Mukagasana e Pierantonio Costa, in quanto Giusti per le loro azioni durante e dopo il genocidio del Rwanda del 1994 e figure rappresentative contro ogni genocidio.

per ulteriori informazioni

cell. 328 6334318 – 377 1615080

le testimonianze di Bene Rwanda: l’ex coordinateur du comité de crise à hotel rwanda
link utili: http://www.editions-harmattan.fr/index.asp?navig=catalogue&obj=livre&no=25388
http://blog.panorama.it/libri/2008/02/29/hotel-rwanda-il-libro-denuncia-che-inchioda-hollywood/

Aggiungi un commento novembre 2nd, 2010

Mandato di arresto internazionale contro Paul Rusesabagina

La giustizia ruandese si prepara a emettere un mandato di arresto internazionale nei confronti di un ruandese che ha ispirato il film “Hotel Rwanda, Paul Rusesabagina, ora in esilio negli Stati Uniti, accusati di aver collaborato con gruppi” terroristi” per destabilizzare il Rwanda, riferisce mercoledì Radio Rwanda (pubblico), citando il procuratore generale della Repubblica a Kigali, Martin Ngoga.

Ricordiamo nel film “Hotel Rwanda”, un Hutu, ex direttore dell’Hotel des Mille Collines, situato nel centro di Kigali, interpreta come ha salvato centinaia di tutsi che si erano rifugiati in questo albergo durante il genocidio.

Paul Rusesabagina è accusato di collaborare con gruppi terroristici per rovesciare le “istituzioni repubblicane”, secondo i funzionari del Corpo Direttivo dei procedimenti in Ruanda, le cui osservazioni sono state riportate mercoledì da Radio Rwanda.

Ulteriori informazioni sul presunto eroe di Hotel Rwanda

Aggiungi un commento ottobre 29th, 2010

ISTRUZIONI PER UN GENOCIDIO

Giovedì 21 ottobre ore 19 alla biblioteca Rispoli di Roma (piazza Grazioli 4) verrà presentato il libro “Rwanda. Istruzioni per un genocidio” di Daniele Scaglione. Oltre all’autore, ci saranno Riccardo Noury (portavoce di Amnesty International), Françoise Kankindi (presidente di Bene Rwanda) e Pietro Veronese (inviato di Repubblica). Brani del libro verranno letti da Betta Cianchini (autrice e attrice teatrale, nonché voce di Radio Rock).

You tube: http://www.youtube.com/watch?v=NVRF2vBZppE

Recensione: http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-10-19/diritti-umani-sfida-tradita-063953.shtml?uuid=AY8KSebC

Prefazione di Ascanio Celestini: http://infinitoedizioni.it/contenuto.php?tid=1400

Aggiungi un commento ottobre 21st, 2010

Solidarietà ruandese al popolo Mapuche


L’Associazione Bene Rwanda Onlus esprime solidarietà al popolo Mapuche vittima di politiche discriminatorie e razziste in Cile e si associa all’invito del “Comitato di solidarietà con i prigionieri politici Mapuche” che organizza una serie di iniziative di protesta fra cui

a.- Una MANIFESTAZIONE di fronte all’Ambasciata del Cile, Via Po 23, ROMA, il prossimo mercoledì 29 di settembre alle 9:30.

b.- Una FIACCOLATA IN SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI POLITICI MAPUCHE IN SCIOPERO DELLA FAME il prossimo mercoledì 29 di settembre alle 20:00 in Piazza San Pietro, ROMA. Il punto d’incontro sarà all’ingresso della fermata Metro Ottaviano alle 19:45.

Continua a leggere Aggiungi un commento settembre 28th, 2010

Liberation Day 2010: due italiani premiati

In occasione del Liberation Day 2010, il Governo ruandese ha premiato Maria Pia FanfaniAntonia Locatelli per le loro attività di aiuto ai Tutsi durante il genocidio del 1994 e per il loro impegno contro il genocidio. Fra i premiati anche il capitano Mbaye Diagne che perse la vita in Rwanda durante il conflitto.

Leggi la cronaca della giornata con la lista dei premiati a questo link.

Aggiungi un commento luglio 7th, 2010

ROMA: AL TEATRO ELISEO PER RICORDARE IL SEDICESIMO ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO

Teatro Eliseo pieno, pubblico proveniente da tutta Italia e nutrita presenza di media e istituzioni. E’ così che Roma ha voluto ricordare il genocidio del 1994 alla presenza dei sopravvissuti e dei membri della comunità ruandese. L’associazione Bene Rwanda, che ringrazia per la calorosa partecipazione, pubblicherà nei prossimi giorni sul proprio sito i documenti relativi all’evento di commemorazione oramai giunto alla sua sesta edizione e divenuto appuntamento fisso per la città di Roma.

Invitiamo i nostri lettori ad accedere al canale You Tube di Bene Rwanda per prendere visione della sintesi del collegamento che Rai News 24 ha dedicato all’evento:

Invitiamo i nostri lettori a vedere il video dedicato alla manifestazione da Rai International cliccando il seguente link , da Rai Due al seguente link e da Telestense cliccando il seguente link e a leggere il bel post pubblicato da Alfredo Borrelli sul sito di Estrogeni:

Mai più, è il grido di dolore, sgomento, speranza che ho ascoltato sabato da Valens, ventiseienne ruandese, al Piccolo Eliseo, in un incontro organizzato dall’associazione Bene Rwanda. Eravamo lì, io, Valens e tante belle persone (a dire il vero, non sapevo neanche esistesse una così folta comunità ruandese, a Roma), a commemorare la sedicesima giornata internazionale dell’Onu per il genocidio in Rwanda.

Continua a leggere il post a questo link

Aggiungi un commento aprile 12th, 2010

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEMORIA PER IL 16° ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO DEL RWANDA

In occasione della giornata internazionale della memoria per le vittime del genocidio del Rwanda, il giorno Sabato 10  Aprile 2010,  al Teatro Piccolo Eliseo, Via Nazionale 183, Roma, l’associazione Bene-Rwanda Onlus organizza la consueta manifestazione pubblica sulla storia e sull’attualità del genocidio ruandese del 1994 con la presenza di ospiti autorevoli:

ϖ    16.30-17.00: Apertura XVI Giornata Memoria con la presentazione a cura di Kankindi Françoise, presidente Bene Rwanda Onlus, saluti da parte dei rappresentanti delle istituzioni e messaggio della Comunità Ebraica di Roma.

ϖ     17.00-17.30: Intervista del giornalista Luciano Scalettari a Pierantonio Costa, considerato lo “Schindler italiano” per aver salvato 2.000 Tutsi durante il genocidio, fu Console onorario Italiano in Rwanda ed è candidato al Premio Nobel per la Pace.

ϖ    17.30-18.00: Testimonianza di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e scrittrice di fama internazionale, considerata la “Primo Levi” ruandese, è candidata al Premio Nobel per la Pace.

ϖ    18.00-18.30: Presentazione delle candidature al Premio Nobel per la Pace ai Giusti del Rwanda a cura di Giuliano Pisani, Vicepresidente del Comitato Scientifico del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, di Paolo Carrara, Presidente della Fondazione un Raggio di Luce e di David Monticelli, presidente associazione Peace Culture!

ϖ    18.30-18.45: Verrà proiettato un breve trailer del documentario di Alessandro Rocca “Rwanda: la lista del console” e alcuni passaggi di interviste realizzate nel corso delle riprese. Il documentario è prodotto da Sgi srl, rai Cinema, con il sostegno del Doc Film Fund Piemonte.

ϖ    18.45-19.15: Testimonianze dei sopravvissuti del genocidio presenti in sala.

ϖ    19.15-20.00: Mostra fotografica nel foyer del Teatro.

L’evento si avvale dei Patrocini della Provincia di Roma, presente in sala nella persona della Vice Presidente Cecilia D’Elia, della Regione Lazio, del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, del Comune di Padova, delle Rappresentanze in Italia dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Il rappresentante delle Nazioni Unite in Italia, Fabio Graziosi, darà lettura al messaggio del Segretario Generale Ban Ki Moon.

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Nell’estate del 1994, mentre l’attenzione mediatica internazionale era concentrata sui mondiali di calcio negli Stati Uniti, in Rwanda si consumava una delle più grandi tragedie della storia moderna: nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 19 luglio 1994, un milione di cittadini Tutsi e Hutu moderati venivano trucidati dagli estremisti appartenenti alla maggioranza Hutu. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale che ignorò le invocazioni d’aiuto del Generale Dallaire, comandante della missione di pace dell’Onu.

Bene Rwanda, che in lingua Kinyarwanda significa “figli del Rwanda”, è un’associazione “no profit” fondata e diretta da cittadini ruandesi, che risiedono e lavorano da anni in Italia, che conta fra i suoi membri anche moltissimi cittadini italiani. E’ dal 2006 che Bene Rwanda celebra a Roma la giornata della memoria per il genocidio del Rwanda avvelendosi dei patrocini del Comune di Roma, della Provincia di Roma, della Regione Lazio, delle Nazioni Unite e organizzando eventi in strutture quali la Casa della Memoria e il teatro Eliseo.
Bene Rwanda ha sempre contato sulla partecipazione di personaggi di spicco del mondo dello spettacolo e della cultura italiana e internazionale come il premio Nobel Dario Fo, Jacopo Fo, la menzione onorevole Unesco per la pace, Yolande Mukagasana, lo scrittore senegalese Boubacar Boris Diop, il giudice del Tribunale Penale Internazionale, Flavia Lattanzi. L’associazione è, inoltre, presente con i suoi membri, e in particolare con i sopravvissuti del genocidio, nelle scuole superiori di Roma per portare la testimonianza diretta dell’orrore di ogni guerra. Tutte le iniziative dell’associazione hanno ottenuto ampio successo di pubblico e grande attenzione mediatica così come documentato sul sito web www.benerwanda.org. Africani, italiani, ma anche cittadini palestinesi, libici, curdi, armeni, e molte altre diaspore hanno spesso trovato nelle giornate della memoria organizzate da Bene Rwanda la possibilità di unirsi in un abbraccio solidale e interculturale.

Scarica qui l’invito alla Giornata Internazionale della Memoria

Aggiungi un commento marzo 23rd, 2010

Genocidio rwandese: Agathe Habyarimana arrestata nell’Essonne

A picture taken in 1977 shows President Juvenal Habyarimana, left, and his wife, Agathe

A picture taken in 1977 shows President Juvenal Habyarimana, left, and his wife, Agathe

AP | 02.03.2010 | 11:29

Abbiamo appreso da fonti giudiziarie che Agathe Habyarimana, la vedova del presidente rwandese Juvénal Habyarimana, morto in un attentato ritenuto l’evento scatenante del genocidio della primavera del 1994 in Rwanda, è stata arrestata martedì mattina nella sua casa di Courcouronnes (Essonne).

Era oggetto di un mandato di arresto internazionale per “genocidio” emesso in Rwanda. Questo arresto avviene nei giorni successivi alla visita di Nicolas Sarkozy in Rwanda, dove il presidente ha detto di voler “voltare pagina” e “riconciliare le nazioni” per mezzo di “una cooperazione economica, politica e culturale” tra i due paesi.
Il Consigio di Stato aveva rifiutato ad Agathe Habyarimana il ricorso in cassazione contro il rifiuto della sua domanda di ammissione allo statuto di rifugiata in Francia nell’ottobre del 2009.
Fatta uscire dal Rwanda il 9 aprile 1994 dai militari francesi, ha vissuto nello Zaire e in Francia, senza un vero titolo di soggiorno. Nel 1998, il Gabon le ha concesso, sotto falsa identità, un passaporto diplomatico.
Agathe Habyarimana aveva depositato nel 2004 una domanda di asilo presso l’Ente francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA), che è stata rifiutata nel 2007. Questo rifiuto era stato successivamente confermato dalla Commissione di ricorso dei rifugiati (oggi Corte nazionale del diritto d’asilo), in virtù della Convenzione di Ginevra e per la sua presunta implicazione nella politica genocidaria del regime rwandese.

AP

Aggiungi un commento marzo 4th, 2010

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