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24° Giornata della Memoria del Genocidio dei Tutsi in Rwanda

Per la 24° ricorrenza della commemorazione del Genocidio dei Tutsi in Rwanda, conforta l’inesorabile cammino della giustizia e della verità che nessuno può fermare né opporre il famoso segreto di Stato. Il 16 marzo è uscito nelle librerie il libro “Ruanda, la fine del silenzio”, scritto dall’ex ufficiale francese Guillaume Ancel, che rompe l’omertà sull’operazione “Turquoise” raccontando giorno per giorno grazie ai suoi quaderni di campo, l’obiettivo non dichiarato di fermare il fronte patriottico che stava fermando il genocidio e rimettere al potere il governo genocida.   Nel libro, l’autore racconta le minacce ricevute per costringerlo alla “legge del silenzio” che vige tutt’oggi  all’interno dell’esercito francese.

Guillaume Ancel contraddice la versione ufficiale di un intervento “umanitario”. Secondo lui, la Francia è stata lenta a prendere le distanze dal regime genocida. In un intervista rilasciata su  libération il 15 marzo 2018 racconta ciò che ha vissuto.

“Nel 94 in Rwanda fu lanciata una campagna di sterminio contro la minoranza tutsi. Per mettervi fine, dopo che la comunità internazionale aveva precipitosamente piegato bagagli, ci fu soltanto l’offensiva del movimento ribelle, il Fronte Patriottico Rwandese (FPR), formato quattro anni prima dagli esuli tutsi. Contro ogni aspettativa, l’FPR ha respinto il governo genocida ed è proprio nel momento in cui sembra vicino alla vittoria finale che la Francia ha deciso improvvisamente di intervenire con una missione etichettata “umanitaria”.

Rwanda, la fine del silenzio

Rwanda, la fine del silenzio

Ho pubblicato questo libro per evitare che il silenzio diventi amnesia e su consiglio di uno storico, Stéphane Audoin-Rouzeau. Questa è una testimonianza scritta, questa volta, di ciò che ho vissuto, di ciò che ho visto. Inviandoci lì, nessuno ci ha informato prima della partenza. Non sapevamo nulla. Questo era totalmente nuovo nell’esercito. Ed è solo quando siamo arrivati sul posto che abbiamo capito che al contrario dell’ “azione umanitaria”, eravamo li in primis per fermare il Fronte Patriotico Rwandese, quindi impedire la vittoria di coloro che stavano combattendo i genocidari. Genocidari che abbiamo tentato di rimettere al potere, poi abbiamo aiutato a fuggire, riarmandoli oltre il confine nello Zaire (Oggi Repubblica Democratica del Congo)”.

Con questa preziosa testimonianza, noi rwandesi in nome dei nostri periti in quel eccidio pretendiamo che la giustizia francese riprenda il suo camino e dia la giustizia ad un milione di tutsi massacrati sotto il silenzio e indifferenza della comunità internazionale.

L’inchiesta giudiziaria di una possibile complicità del genocidio degli ufficiali francesi in Ruanda  nel 1994 durante l’Operazione Turquoise istituito a Parigi nel 2005 che sembra sepolta deve riprendersi sulla base delle rivelazione di questo ex ufficiale dell’esercito presente sul posto.

Il ruolo della Francia nel genocidio di Tutsi in Ruanda è stato un tabù per politici e soldati francesi per ventiquattro anni. Abbiamo paura che non diventi così anche per la giustizia. Il 31 ottobre 2017, il Presidente della camera istruttoria del Tribunale d’appello di Parigi ha approvato la decisione di un giudice che ha rifiutato di ascoltare i due più alti funzionari dell’esercito francese durante l’Operazione Turquoise.

Attraverso le loro ultime decisioni, i magistrati francesi hanno posto fine alle speranze di tre sopravvissuti Il genocidio ruandese di Tutsi, nel 1994, e alcune associazioni di partiti civili (Survie), la Federazione internazionale delle leghe dei diritti umani (FIDH) e la Lega dei diritti umani (LDH) che hanno posto denuncia.

Nel caso di Bisesero, una regione ruandese in cui diversi ufficiali dell’esercito francese sono sospettati di aver deliberatamente permesso di sterminare diverse centinaia di sopravvissuti, i giudici non hanno ritenuto opportuno per ascoltare l’ex capo di stato maggiore delle forze armate di François Mitterrand e il suo ex vice.

Ma non ci arrenderemo, come ricordava il nostro presidente Paul Kagame che fermò il genocidio dei nostri, “les faits sont têtus”, con il passare del tempo stanno arrivando le testimonianze di molti francesi come Guollaume Ancel, che non riescono a dormire sopra l’appoggio del loro paese all’ultimo dei genocidi del XX° secolo. Il tempo del “not in my name” è sempre in agguato per coscienza dei giusti.

Françoise Kankindi

Presidente Bene Rwanda Onlus

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