CENTO GIORNI PER RICORDARE

TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/4

Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

1

NTEGEYIMANA Evariste
15 anni, in prigione a Butare

E.N. – Un gruppo di assassini sono venuti a prendermi a casa. Mi hanno detto di andare con loro. Ho rifiutato. Ma hanno minacciato di uccidere la mia mamma, che è Tutsi, se non andavo. Allora, ho avuto paura e sono andato con loro. Mi hanno fatto vedere tre bambini da uccidere. Ho rifiutato, ma un vicino mi ha obbligato a prendere un machete. Ho ancora rifiutato, ma mi hanno schiaffeggiato. Allora l’ho preso. Ho ucciso i bambini, non avevo scelta …
Y.M. – Quale è stata la reazione di tua madre quando l’ha saputo?
E.N. – Mi ha picchiato…
Y.M. – Quei bambini che hai ucciso, li conoscevi?
E.N. – Si, erano dei vicini. Mangiavano spesso da noi e io da loro.
Y.M. – E ora, come sono le relazioni?
E.N. – È la loro mamma che mi ha fatto mettere in prigione. L’amicizia tra le due famiglie è rotta…
Y.M. – Quale è la decisione del tribunale, ora?
E.N. – Che devo andare in rieducazione.
Y.M. – E l’uomo che ti ha trascinato, che relazioni ci sono tra voi?
E.N. – Faccio parte dei testimoni contro di lui, perché lui ha ucciso anche me. Non sono più un bambino, sono un assassino…

Continua a leggere le testimonianze

Continua a leggere Aggiungi un commento maggio 7th, 2009

“LA MORTE NON MI HA VOLUTA”, CAP. 5-6 DI YOLANDE MUKAGASANA

Mamafis è una donna tutsi che ha partorito nel mio ambulatorio alla fine di marzo. Vedova, si è risposata con un Hutu vedovo. Si amano alla follia. Hanno tre figli di primo letto e due del secondo. L’ultimo si chiama Mpore, dal nome del mio ambulatorio, che vuol dire più o meno «Consolazione». Anastase è un Hutu moderato, ma suo fratello è affiliato al partito estremista e membro della guardia presidenziale. I due fratelli si odiano. Mi ricordo di aver assistito a una scenata tra loro uno o due mesi fa.

Continua a leggere il quinto e sesto capitolo de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: la-morte-non-mi-ha-voluta-4_cap-5-6

Aggiungi un commento maggio 5th, 2009

LE COLPE DELLA FRANCIA

Mezza pagina di Daniele Scaglione
Commenti, notizie, testimonianze e aneddoti in pillole
raccontate da Daniele Scaglione, capo del dipartimento
campaigning di ActionAid Italy

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Bill Clinton, nel marzo del ’98, durante una conferenza stampa improvvisata all’aeroporto di Kigali, chiese scusa. Gli USA potevano fare molto per fermare il genocidio e non l’avevano fatto. Bill Clinton confessò di non aver capito, nel ’94, cosa stava accadendo in Rwanda. Forse è vero, chissà. Sicuramente, però, lo avevano capito molti suoi stretti collaboratori. Tra questi Madeleine Albright, che da ambasciatore USA presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU si oppose con forza a un intervento per fermare i massacri. Ma Clinton, nonostante i suoi sensi di colpa, trovò del tutto naturale promuoverla, e nel suo secondo mandato presidenziale Albright ricoprì la carica di segretario di stato.
Il paese occidentale che si comportò in modo peggiore, però, è probabilmente la Francia. Prima del genocidio Parigi finanziò la corsa agli armamenti del paese poi, durante i massacri, sostenne il governo in mano ai responsabili del genocidio. Molte altre sono le nefandezze compiute e, sorprendentemente, è la Francia stessa ad ammetterne parecchie, in un rapporto redatto nel 1998 da una commissione parlamentare. Ma questo stesso rapporto conclude che la Francia non ha nulla da rimproverarsi – anzi! – poiché è stata l’unica nazione che realmente ha fatto qualcosa per fermare il genocidio. Una posizione assurda, ripetuta ottusamente da politici di ogni schieramento, come Mitterand, Balladour, Jack Lang, de Villepin. Cosa dovrà accadere, prima che la Francia riconosca davvero le sue responsabilità nelle atrocità del Rwanda?

Aggiungi un commento maggio 5th, 2009

“GLI SCOMPARSI”, DI LANCE HENSON

Gli scomparsi

da qualche parte nell’oscurità illuminata
dalla luna
appena prima dell’alba
qualcuno accende una candela
lei passa la mano sulla
foto di un figlio una figlia
forse un marito
un volto sparito nelle nebbie di guerra
li chiamano gli scomparsi
questi volti su centinaia di muri
ovunque nel mondo
compaiono in migliaia di manifestazioni
portati per le strade dalle donne
gli uccelli che le sorvolano
riconoscono i solchi scuri
del loro pianto
ed uniscono il proprio canto al loro
Ascolta
stanno cantando

Aggiungi un commento maggio 3rd, 2009

BOLLETTINO DEL GENOCIDIO

Quarta settimana: 28 aprile 1994 – 4 maggio 1994

28 aprile: Viene chiesto alla portavoce del Dipartimento di Stato americano Christine Shelley di riferire su quanto sta accadendo in Ruanda. Ecco la sua risposta:
“… l’uso del termine “genocidio”, pur avendo un preciso significato legale, non ha una definizione legale esatta. Vengono infatti richiesti diversi fattori”.
Tuttavia, un rapporto segreto ordinato dal Dipartimento di Stato già alla fine di Aprile considera le uccisioni come genocidio.
Oxfam rilascia un comunicato stampa in cui dichiara che il numero delle uccisioni in Ruanda è tale da ammontare a un genocidio.

29 aprile: In un lungo dibattito presso il Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. si discute se utilizzare il termine genocidio in un Rapporto Presidenziale. La Gran Bretagna e gli Stati Uniti si oppongono all’utilizzo della parola. Il Segretario Generale chiede al Consiglio di Sicurezza di riesaminare la sua decisione di ridurre le truppe dell’UNAMIR.
Decine di migliaia di rifugiati penetrano in Tanzania, Burundi e Zaire. In un giorno, 250.000 Ruandesi, in maggioranza Hutu, fuggono dall’avanzata del FPR, oltre il confine verso la Tanzania. Si tratta del più grande esodo di massa mai testimoniato dall’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

30 aprile: Il Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. vota una risoluzione che condanna le uccisioni, omettendo tuttavia l’impiego della parola “genocidio”. Qualora fosse stato riportato tale termine, l’O.N.U. sarebbe stato legalmente tenuto ad agire al fine di “prevenire e punire” gli autori.
Il FPR conquista la città di Rusumo lungo il confine con la Tanzania.

Fine aprile: Jean-Bernard Mérimée, rappresentante della Francia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si oppone alla qualifica di “genocidio” dei massacri perpetrati contro i Tutsi. Il Ministro degli Affari Esteri del governo genocidiario, Jérôme Bicumumpaka e il rappresentante della CDR, Jean-Bosco Barayagwiza sono all’Eliseo e a Matignon.

Maggio: La Casa Bianca inizia a tenere quotidianamente dei briefing segreti sul Ruanda con varie organizzazioni governative, attraverso collegamenti video su canali di sicurezza.

1° maggio: Disfatta delle FAR, a cui segue la fuga di centinaia di migliaia di civili.
Incontro presso la Missione militare del ministero della Cooperazione (rue Monsieur a Parigi) del capo di stato maggiore aggiunto delle FAR con il generale francese Jean-Pierre Huchon. Fornitura da parte di quest’ultimo di un materiale di comunicazione criptato per mantenere il contatto tra le FAR e Parigi. Promessa di un aiuto militare. Il generale Huchon prodiga dei consigli al fine di “riportare l’opinione pubblica” in favore della parte genocidiaria.
Il Ruanda sale in cima alla classifica dei notiziari a causa del massiccio esodo di ruandesi in Tanzania.

2° maggio: Kofi Annan, capo della missione di pace delle Nazioni Unite, dichiara davanti alla Commissione degli Affari Esteri del Senato:
“Quando i belgi sono andati via dal Ruanda era ovvio che le Nazioni Unite non avrebbero potuto attuare il mandato che avevano, e quindi si sarebbe dovuto cambiare il mandato, oppure si sarebbero dovuti mandare rinforzi. Non so cosa deciderà il Consiglio dopo aver esaminato e riesaminato oggi la situazione. Se il Consiglio raccomanderà i rinforzi, essi devono essere ben equipaggiati, molto mobili, e anche in grado di proteggere sé stessi. Se non vengono inviati questo tipo di rinforzi, allora non sono sicuro che saranno in grado di riportare la legge e l’ordine, e porre fine ai massacri. Qui stiamo guardando gente privata del più fondamentale dei diritti, il diritto alla vita, eppure sembriamo di poco aiuto”.

3° maggio:
Dopo una revisione della strategia in politica estera, Clinton firma la “Direttiva Presideziale n.25” con la quale intende limitare il coinvolgimento militare degli Stati Uniti nelle operazioni di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

4° maggio:
Il segretario generale dell’O.N.U. Boutros-Ghali compare su Nightline della emittente ABC e dichiara che in Ruanda è in corso un genocidio.

Aggiungi un commento maggio 2nd, 2009

“LA MORTE NON MI HA VOLUTA” CAP. 3-4 DI YOLANDE MUKAGASANA

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Uno sparo mi sveglia. Devono aver sparato abbastanza lontano perché lo sento appena. Eppure mi ha svegliata. Ma comunque non dormivo. Non lo so più. Ero in uno stato di torpore da cui questo sparo mi ha fatta uscire. Il tempo si fa mite. Un vento leggero, quasi caldo, mi accarezza il viso emanando degli effluvi di caprifoglio. I miei tre figli dormono profondamente. È quello che penso quando vedo brillare gli occhi di Nadine. È ai miei piedi, il suo braccio si attorciglia alle mie caviglie. Assomiglia a un lottatore che viene a chiedere grazia al suo vincitore, pronto a baciargli i piedi.

Continua a leggere il terzo e il quarto capitolo de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: 3-la-morte-non-mi-ha-voluta-cap3-4

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Aggiungi un commento aprile 29th, 2009

TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/3

Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

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M. Emmanuel, 40 anni, superstite di Murambi, diventato guardiano del luogo

E.M. – L’8 aprile siamo fuggiti verso la parrocchia di Gikongoro. Monsignor Misago collaborava con il prefetto per raggrupparci nei luoghi dove gli Interahamwe avrebbero potuto attaccarci meglio. E infatti, non ci hanno dato tregua durante tutto il genocidio. La guardia presidenziale e l’esercito facevano delle specie di rastrellamenti con i mitra. Dopo passavano i miliziani per finire i feriti a colpi di machete. Era organizzato molto bene. Noi ci difendevamo come potevamo, con dei sassi. Ma ci sono stati molti morti fino a luglio. Se ne contano circa 27.000, Ma credo ce ne siano stati di più.

Continua a leggere le testimonianze raccolte da Yolande Mukagasana

Continua a leggere Aggiungi un commento aprile 27th, 2009

COME FAREMO A DIMENTICARE?

IV episodio de “La lista del console”:

Una frenata. Il rumore di un grosso camion. Un veicolo militare, fermo davanti a casa mia. Smisi di mangiare. Ci guardammo, eravamo tutti tesissimi. Volsi lo sguardo al cancello, con i soldati che aspettavano, poi alle due casupole dov’era nascosta la ventina di tutsi. Forse erano venuti per loro, forse avevano ricevuto qualche soffiata. Dissi ai miei ospiti di andare di corsa nel sottotetto, e di non fare rumore per nessun motivo. Poi andai a sentire cosa volevano. L’ufficiale che mi si parò davanti mi conosceva: «Costa, ho bisogno di pneumatici». «Beh, se è solo per questo… Quanti militari hai con te?». «Dodici», mi rispose. «Ok, ti do le gomme e tu mi dai sei militari per andare a prendere gli italiani». Se ne portò via una cinquantina, e mi rilasciò pure una ricevuta, che ovviamente non fu mai pagata. Finché loro caricavano, presi con me i militari e andai a prelevare gli italiani e un belga che abitavano nella zona.

Clicca il link per scaricare il quarto episodio de “La lista del Console”: iv-episodio-la-lista-del-console-benerwanda-onlus

Aggiungi un commento aprile 26th, 2009

“INTERVISTA A EMMANUEL MURANGIRA” DI BEPPE GRILLO



Il 16 aprile 1994 65.000 Tutsi cercarono rifugio nella scuola tecnica di Murambi confidando invano sulla protezione dei militari francesi. Dopo aver cercato di resistere alcuni giorni difendendosi con pietre e laterizi, le milizie Hutu ebbero la meglio. La moglie e i cinque figli di Emmanuel Murangira furono massacrati, assieme ad altre 40.000 persone. Lui, colpito alla testa da un proiettile, si salvò fingendosi morto e nascondendosi tra i cadaveri. E’ un sopravvissuto. Oggi è il solitario custode del Murambi Genocide Memorial. Il
Blog di Beppe Grillo lo ha raggiunto via Skype per raccogliere la sua testimonianza nel 15esimo anniversario della strage.

Aggiungi un commento aprile 25th, 2009

MASSACRO A MURAMBI, IL VIDEO


In occasione del XV anniversario del genocidio del Rwanda pubblichiamo il video con i sottotitoli in italiano che racconta la storia di uno dei massacri più efferati della storia contemporanea (Fonte).

Leggi la testimonianza di Emmanuel Murangira, il guardiano delle ossa di Murambi

Aggiungi un commento aprile 24th, 2009

LA FUGA DEGLI STRANIERI

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Mezza pagina di Daniele Scaglione

Commenti, notizie, testimonianze e aneddoti in pillole raccontate da Daniele Scaglione, capo del dipartimento campaigning di ActionAid Italy

Non è vero che i paesi più sviluppati non sono intervenuti, nel Rwanda. All’indomani dell’attentato al presidente Habyarimana l’hanno fatto l’Italia, la Francia, il Belgio, che hanno inviato in missione alcuni tra i loro soldati migliori. Dal nostro paese il 10 aprile giungono nella capitale Kigali 112 uomini della Folgore, 65 del comando Teseo Tesei e tre velivoli da trasporto della 46esima brigata aerea. Se questi soldati europei si fossero uniti ai caschi blu per fermare le violenze, il genocidio si sarebbe forse potuto arrestare sul nascere. E se a questi militari si fossero aggiunti i marines statunitensi di stanza in Tanzania e in Burundi, il genocidio si sarebbe sicuramente potuto fermare. Ma i militari occidentali avevano un altro compito: portare in salvo gli europei e gli occidentali che si trovavano nel piccolo paese africano. Lo fecero con estremo rigore, senza lasciarsi impietosire neppure dai legami di parentela. Così coppie miste, regolarmente sposate, sono state divise e solo in alcuni casi ai figli meticci è stato concesso di mettersi in salvo. Tutto questo mentre i caschi blu che avrebbero dovuto difendere i ruandesi venivano ridotti del 90%. Come a dire che la vita degli africani vale di meno, molto di meno, di quella degli occidentali.

Aggiungi un commento aprile 23rd, 2009

21 APRILE 1994: MASSACRO A MURAMBI

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Mi chiamo Emmanuel Murangira. Sono nato qui a Gikongoro nel 1957, nel distretto di Nyamigabe. La mia famiglia è morta qui nel sito del Murambi memorial – mia moglie, i miei cinque bambini, due maschi e tre femmine – sono tutti morti qui. Il più grande aveva solo 13 anni. Non riesco a parlare di loro. Prima della guerra ero un agricoltore e successivamente ho avuto un lavoro all’ufficio provinciale. Ma fui licenziato dal Sindaco – per via del mio gruppo etnico. Sono ritornato a coltivare, ma non passò molto tempo che la guerra ebbe inizio e cominciarono ad uccidere la gente.

Continua a leggere la storia del massacro di Murambi

Continua a leggere 1 comment aprile 21st, 2009

BOLLETTINO DEL GENOCIDIO

Terza settimana: 21 aprile 1994 – 27 aprile 1994

21 aprile: Massacro di Murambi. Fin dal 16 aprile la popolazione Tutsi della regione di Gikongoro nel sud-ovest del paese si era radunata nella parrocchia dell’omonimo capoluogo. Le autorità locali avevano tenuto un incontro con tutti i sindaci e i consiglieri della zona, raccomandando la gente terrorizzata di rifugiarsi nella scuola di Murambi nel sud della regione, non lontano dal confine burundese. La gente cominciò ad arrivare a Murambi già quello stesso giorno e per tranquillizzarla, furono messi quattro gendarmi a guardia della scuola. L’indomani però i gendarmi erano spariti. Il 18 aprile cominciarono i primi attacchi: fucili da parte degli assalitori contro sassi e pietre degli assediati che riuscirono a resistere e a respingere gli attacchi. Poi la notte del 21 aprile arrivarono camion pieni di milizia e soldati. Circondarono l’area e cominciarono a sparare con armi automatiche e granate. Quelli che cercavano di scappare vennero colpiti e abbattuti. Alla fine le vittime furono 50.000, uno dei più grandi tributi di sangue dell’intero genocidio.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vota all’unanimità la risoluzione n. 912 per il ritiro della maggior parte delle truppe dell’UNAMIR, riducendo le unità da 2.500 a 270.
La Croce Rossa internazionale stima che decine di migliaia di persone, forse centinaia di migliaia di Ruandesi sono stati uccisi. Il FPR conquista Byumba.

21-25 aprile: Massacro all’hotel Ibis e all’ospedale di Butare.

22 aprile: La Croce Rossa Internazionale invia un secondo convoglio a Kigali dal Burundi.

24 aprile: Maurice Herson, ufficiale per le emergenze di Oxfam, avverte il quartier generale della sua organizzazione che in Ruanda è in atto un genocidio contro i Tutsi.
Medici Senza Frontiere ritira il suo team medico da Butare.

27-28 aprile:
Incontro a Gbadolite (Zaïre) tra Mobutu e Jacques Foccart, il quale viene accompagnato da Michel Aurillac, già ministri della Cooperazione di Chirac (1986-1988), e dall’Avvocato Robert Bourgi. Presenza di Herman Cohen, ex sotto-segretario di Stato per gli affari africani durante la presidenza Bush senior (francofono e sposato con una cittadina francese nonché amico di Jacques Foccart. Herman Cohen, è un attivo sostenitore del presidente Mobutu a Washington).

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TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/2

Testimonianze dal genocidio
Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

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Adeline U.
22 anni, superstite, Kigali

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LA STORIA DI NYAMATA

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Nyamata e l’area circostante sono classificate come una delle regioni maggiormente devastate dal genocidio del 1994. Oltre alle 24.000 persone uccise laggiù, il motivo di questo può essere ricercato nella storia della regione di Bugesera. All’inizio degli anni ’60, molti Tutsi provenienti da differenti aree del Ruanda furono costretti a lasciare le loro case e ad andare a vivere in questa regione che era considerata molto insalubre a quel tempo. Per questo motivo, Bugesera divenne una regione la cui popolazione era prevalentemente Tutsi. Nel 1992, molti Tutsi furono assassinati a Bugesera. Quando cominciò il genocidio nell’aprile del 1994 molte persone da Nyamata e dalle aree circostanti si riunirono nella città di Nyamata. La Chiesa Cattolica e le case nelle vicinanze appartenenti ai preti e alle suore divennero rifugi per le persone terrorizzate che scapparono laggiù sperando di sfuggire alla morte. Usarono la chiesa come rifugio, pensando che la milizia non sarebbe entrata per ucciderli, in un posto comunemente considerato un santuario. Invece, in base alle testimonianze rese dai sopravvissuti, il 10 aprile 1994 circa 10.000 persone furono uccise dentro e intorno all’area della Chiesa Cattolica.

Continua a leggere “La storia di Nyamata”

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